Giuseppe Zampano si racconta a “Il Pubblicista”: «Sogno Marassi. Quest’anno spero di fare il salto di qualità»

di Gabriele Corso – Quella di Giuseppe Zampano è la storia di un bambino che ha saputo diventar uomo con un pallone tra i piedi. Il destino a volte fa brutti scherzi, altre volte ti indica la strada. Dev’esser andata così quel giorno, quel giorno in cui un caro amico d’infanzia convinse papà Franco ad iscrivere Giuseppe e Francesco nella storica Amicizia San Rocco. Da quel giorno, sono passati circa sedici anni. Il pallone è ancora tra i piedi di Giuseppe, il campo di periferia è diventato lo stadio Ezio Scida di Crotone, l’esultanza chiassosa dei genitori si è trasformata nel boato fragoroso di migliaia di persone. Nel mezzo? Nel mezzo di questo arco temporale, c’è il sudore di chi non ha mai mollato, c’è la speranza di chi lo ha sempre sognato e c’è la convinzione nei propri mezzi mai abbandonata. La chiave? Il rilancio a Martina Franca, la determinazione di chi ha le carte in regola per giocarsela in cadetteria e la fiducia che mister Drago gli ha riservato sin dalle prime uscite stagionali. La corsia destra rossoblù parla genovese, risponde al nome di Giuseppe Zampano.

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Quello passato è stato un anno che ti ha visto protagonista con la maglia del Crotone, alla tua prima stagione in Serie B. Ti aspettavi un impatto del genere?

«E’ stato un anno particolare quello passato. Dopo un inizio negativo, nella seconda parte del campionato ci siamo un po’ ripresi e abbiamo lottato fino all’ultimo per conseguire la salvezza. A livello personale sono molto soddisfatto, è stato molto bello questo mio primo campionato in Serie B, tralasciando l’infortunio che ho patito durante la stagione. Quest’anno dovremo cercare di fare un campionato migliore di quello passato.»

Facciamo un salto all’indietro: dopo i primi calci ad un pallone dati con la maglia dell’Amicizia San Rocco, la trafila nel settore giovanile della Sampdoria. Che anni sono stati?

«Sono stati anni bellissimi. Sia io che mio fratello non avevamo intenzione di giocare a calcio, fummo convinti da un nostro amico d’infanzia ad iniziare a praticarlo. Dopo appena un anno la chiamata della Sampdoria. Anni fantastici quelli con la maglia blucerchiata, che ci hanno consentito ad entrambi di crescere sia a livello calcistico che umano. La Sampdoria è una grande società, sono onorato di aver indossato quella maglia.»

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Poi lo scudetto nella Beretti dell’Entella. Ultima esperienza, condivisa con tuo fratello Francesco.

«Anche quella è stata una grande esperienza. Seppur per pochi mesi, sono stati spettacolari. Siamo riusciti a vincere la Beretti, un traguardo ambito dalla società dell’Entella. E’ vero, quella fu l’ultima esperienza che ci ha accomunati, chiusa davvero in modo positivo.»

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La pubalgia ha rallentato il tuo percorso di crescita nella prima esperienza fra i grandi con il Portogruaro. Il rilancio a Martina Franca, con prestazioni degne di nota, che hanno convinto il Crotone ad investire su di te.

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«I problemi a livello fisico li ho sempre un po’ avuti. Anche l’anno scorso son dovuto stare fermo per alcuni mesi, mi auguro quest’anno di farne a meno. Il Crotone mi ha dato l’opportunità di approcciarmi alla Serie B, quest’anno spero di fare il salto di qualità.»

Un genovese a più di mille chilometri di distanza, che legame hai con la tua terra? Torni frequentemente in Liguria?

«Sì, Crotone è a più di mille chilometri di distanza. Con Genova ho un legame forte, visto che gli affetti a me più cari risiedono ancora lì. Quando giochiamo vicino a casa torno volentieri a Genova, per passare del tempo con la mia famiglia, oltreché con una persona per me fondamentale di nome Micol, che ha saputo supportarmi e sopportarmi nei momenti più bui. La distanza però è davvero importante, talvolta preferisco godermi il riposo a Crotone, in attesa dell’allenamento del lunedì.»

Che difficoltà hai avuto nella tua maturazione calcistica? A quali allenatori sei rimasto più legato?

«A livello calcistico ci sono molte difficoltà da affrontare, per diventare calciatori bisogna saperle affrontare di anno in anno, maturando di conseguenza. Se sono arrivato dove sono, lo devo soprattutto a mio padre. Grazie a lui e ai suoi sacrifici io e mio fratello siamo riusciti ad emergere, non smetterò mai di ringraziarlo. Ho avuto sempre allenatori bravi, che mi hanno dato ognuno qualcosa. Se dovessi sceglierne due, ti dico mister Gabrielli e mister Tufano. Questi sono gli allenatori a cui sono più grato, hanno consentito la mia crescita anche a livello caratteriale e umano.»

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Sogni e ambizioni. Cosa ti aspetti dal futuro?

«Il mio sogno sarebbe giocare a Marassi, contro la Sampdoria o con la Sampdoria, ma anche contro il Genoa. A mio avviso è uno dei migliori stadi in Italia. Vivo alla giornata, giorno per giorno senza tralasciare nulla. Quello che verrà verrà, ora penso al Crotone e penso a far bene questa stagione».

Chiudiamo con il rapporto che ti lega a Francesco, tuo fratello gemello che milita nel Pescara. Ti piacerebbe un giorno ritrovarlo nel tuo stesso spogliatoio?

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«Con mio fratello ho un legame bellissimo. Torniamo spesso a Genova insieme, il nostro legame si rafforza di anno in anno. Sarei molto contento ed onorato di fare un campionato insieme a lui nella stessa squadra.»

Sì ringrazia Giuseppe Zampano e l’area comunicazione del FC Crotone per la disponibilità.

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