Maggio 10, 2025

NELLA GARA CHE PIU’ CONTA ECCO IL CARATTERE ATTESO DA MESI

Alberigo_Evani_2007

Evani, sampdoria

Meglio tardi che mai. La Samp sprigiona proprio nei 90 minuti più drammatica dell’intera storia societaria quelle doti caratteriali rimaste sopite da mesi e, battendo con pienissimo merito la Salernitana, si porta a casa una bella fetta di salvezza. Ora come ora, i doriani dovrebbero affrontare il Frosinone nei playout, ma a Castellamare di Stabia, martedì, contro una squadra in calando ed ormai sicura dei playoff, potrebbe anche bastare – con una serie di combinazioni favorevoli – il semplice pareggio e con un non impossibile successo non ci sarebbero più dubbi.

Mister Evani rimodella la formazione base non limitandosi a rilanciare in difesa il veteranoAlex Ferrari, ma cambia anche il centrocampo riproponendo Maulensteen e l’attacco lasciando fuori a sorpresa Coda, a segno a Catanzaro, per puntare su Niang e il rispolverato Borini.

Per mezz’ora i blucerchiati conducono le danze sfruttando l’atteggiamento rinunciatario degli ospiti, che lasciano il solo gigante Cerri in avanti ma senza appoggi. Il predominio dei locali però appare fine a ste stesso, abbastanza velleitario, senza un lampo. Qualche iniziativa decolla dalla fascia sinistra, dove Depaoli è attivo, ma al di là del possesso palla non si registra nulla di sostanzioso. 

Il primo brivido – e che brivido! – si annota al 34′, quando Niang da trenta metri, s’accorge che il portiere Christensen è molto avanzato e lascia partire una bordata che si infrange contro la trasversale: prodezza personale meritevole di ben altro premio.

Per qualche altro minuto la Samp ci prova ma senza eccessiva convinzione. Evani perde intanto Borini, che dopo un infortunio cerca di scongiurare la sostituzione ma poi si accascia e deve uscire, sostituito da Oudin, che al 44′ sferra un sinistro ninte male, respunto, Passa un minuto ed è Altare a far urlare al gol ma la sua imperiosa zuccata viene deviata in volo da un prodigioso Christensen. 

La rete è nell’aria e giunge nel successivo giro di orologio, in pieno recupero: altro corner, Alex Ferrari di testa spinge verso la porta e nel mischione sbuca il piede provvidenziale di Meulensteen, che con un tocco felino infila nell’angolo pià lontano. Giusto così, riavvolgendo il nastro di un primo tempo in cui la Salernitana l’ha fatta praticamente da spettatrice.

Dopo l’intervallo ci si attenderebbe una squadra ospite schiumante rabbia, ma nelle sue file regna  l’approssimazione e la Samp… rigrazia. Il tempo scorre tra un’interruzione e l’altra ma senza emozioni particolari ed è un sollievo per i trentamila aficionados blucerchiati. All’ora di gioco ecco tra gli ospiti Simy, un altro gigante, al posto dell’evanescente centravanti Cerri e poi entrerà anche Stojanovic per l’ex genoano Ghiglione, altro elemento che non ha lasciato traccia, Verso ottantesimo fuori prima Meulensteen e poi Depaoli, sostituiti da Benedetti e Bellemo, forze fresche allo scopo di serrare ulteiormente le fila. 

Marino spedisce in campo tutta la forza d’urto a disposizione per il disperato assalto finale, ma i corazzieri doriani si esaltano e fanno ottima guardia. Solo all’89’ un intero stadio trattiene il fiato sulla secca conclusione dal limite di Amatucci che probabilmente spegnerebbe il sogno salvezza se Riccio, sulla linea bianca, non fosse piazzatissimo per allontanate il pericolo. Il cospicuo recupero trascorre… in apnea, con la Salernitana a premere e la Samp a difendere il fortino senza ulteriori tremori. Al fischio finale, i giocatori doriani crollano a terra sfiniti, ma anche sugli spalti esplode un boato più di sollievo che di entusiasmo. Di più e di meglio, da questo storico venerdì non ci attendeva, ma per un’esultanza fuori registro si doveva avere la memoria cortissima.

                                          Pierluigi Gambino

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