30 anni dopo “Non ci resta che piangere”… ancora. Il film cult di Troisi e Benigni è tornato in sala dal 2 al 4 Marzo

di Raimondo Alecci –

eventi__non_ci__resta_che_piangere__2256__Quando Luca Laurenti ogni sera ad “Avanti un altro” canta Ricordati che devi morire non si può fare a meno di pensare a Massimo Troisi protagonista del film “Non ci resta che piangere”.

Scritto, diretto e interpretato da Massimo Troisi e Roberto Benigni  è l’unica pellicola realizzata in coppia dai due autori che ebbe un successo straordinario al botteghino, tanto da aver realizzato il maggior incasso dell’anno 1984-1985.

Dal 2 al 4 marzo 2015 il film è tornato nei cinema italiani grazie alla Lucky Red, che ha distribuito una versione restaurata della commedia, della quale nel 2006 uscì un’edizione in DVD con una nuova versione del finale, della durata di 39 minuti anziché di 21.

Pochi sono quelli che sanno che il titolo del film deriva da una poesia, Non ci resta che piangere di Francesco Petrarca. Ed è proprio Benigni a raccontare in un’intervista che stava leggendo alcuni titoli di poesie e Troisi lo interruppe dicendo «Non ci resta che piangere, Ferma questa mi piace».

Chi ha visto questo film almeno una volta nella propria vita saprà cosa si intende per “ridere a crepapelle”. Basti pensare alle sequenze di questa pellicola entrate nella storia del cinema italiano. Benigni e Troisi che scrivono una lettera a Savonarola, ad esempio, è un omaggio alla scena del film “Totò, Peppino e la malafemmina”, dove i protagonisti scrivono una lettera sconclusionata – e quindi comica – alla ragazza del nipote. Oppure l’incontro con Leonardo Da Vinci – interpretato da Paolo Bonacelli – o ancora l’attraversamento della dogana. Furono proprio i due protagonisti che in un’intervista dichiararono che la celeberrima scena in cui passano la dogana è stata girata più volte poiché non riuscivano a restare seri. Addirittura la coppia ha dovuto rinunciare a girare tale scena come da copione ed è così rimasta quella che tutti possiamo vedere, con i protagonisti che ridono a crepapelle. non-ci-resta-che-piangere-benigni-troisi

Sarà questo accompagnare lo spettatore – senza farlo smettere di ridere – dall’inizio alla fine che fa di “Non ci resta che piangere” un film all’insegna del divertimento più puro, del ridere per ridere. Cosa che si materializza sul grande schermo grazie alla sfrontatezza di Benigni e la dolcezza di Troisi, che creano insieme quella che potremmo definire un’alchimia particolare e rara nella commedia italiana degli anni ’80.

La comicità semplice, perfettamente realizzata da questo duo, è tornata in sala – a trent’anni dall’uscita del film (Natale 1984) e a venti dalla morte di Massimo Troisi (1994) – fino al 4 marzo, dimostrando come questo film sia un oggetto di culto destinato a crescere sempre più. Verrebbe da dire che, come il vino più invecchia e più diventa gustoso, così sembra fare questa pellicola.

Ciò che salta agli occhi, oggi ancora più di ieri, è che “Non ci resta che piangere” è un’opera cinematografica straordinaria da collocare in una una categoria a sé, perché sembra essere imparentato più con lo spettacolo di strada e con l’improvvisazione che con il cinema in quanto tale.
Una delle protagoniste del film, una giovanissima Amanda Sandrelli – impegnata in questi giorni nei teatri marchigiani con “Tale madre tale figlia” e “Oscar e la dama rosa”spiega al fattoquotidiano.it che durante le riprese: “Non c’è mai stato un copione, non l’ho mai visto, al massimo c’era una sorta di canovaccio per qualche scena […] Massimo e Roberto la mattina si ritrovavano in roulotte, scrivevano qualcosa, poi si iniziava a girare. […] Per il mio ruolo, quello di Pina, c’era scritto solo «giovanissima 15enne, si innamora di Massimo»”.

A 30 anni dall’uscita, il capolavoro di Troisi e Benigni ci fa ancora ridere come e più di allora. E non so se ciò che Non_ci_resta_che_piangerenel 2015 rende questo film un cult sia la nostalgia di una comicità che oggi sembra incentrata più a far ridere lo spettatore per allontanarlo dai problemi piuttosto che ad evidenziare in modo ironico quali essi siano. Proprio come fecero Troisi e Benigni.

Quello che però è certo, è che chi ha avuto la possibilità di andare al cinema dal 2 al 4 di Marzo, ha ritrovato due vecchi amici con i quali ridere ancora una volta come un tempo.

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