Alla Biblioteca Berio la presentazione del libro “Il Coraggio di Essere”

Si informa che il 15 Giugno alle ore 17,15 presso Sala Chierici della Biblioteca Berio, Via del Seminario 16, Genova, si terrà la presentazione del libro di Rossella Bianchi  “Il Coraggio di Essere”, De Ferrari Edizioni.

Parteciperanno all’incontro: Domenico Chionetti (Comunità San Benedetto al Porto), Marco Alex Pepè (moderatore) e l’autrice Rossella Bianchi 

Ingresso libero fino a esaurimento posti è suggerita la prenotazione dal sto della biblioteca .

Rossella Bianchi, nata Mario Bianchi, racconta in questo suo 5° Libro, dedicato a Don Andrea Gallo, la sua vita, le sue gioie costernate da tanti dolori, il percorso faticoso per affermarsi, come persona,  in una società, quella dell’epoca, rigida e intransigente verso qualsiasi cosa che non fosse allineato col pensiero comune, i cui strascichi sono, per tanti versi, ancora presenti nella cultura di oggi. 

La decisione di abbandonare il mondo del lavoro tradizionale, nel quale era sovente discriminata, dedicandosi al “sex work is work”, facendo suo il motto “di necessità virtù”. 

“Quando ho capito che il mio dolore veniva dal voler essere apprezzata, ho cominciato ad amare me stessa. 

Quando ho capito che il mio dolore veniva dal voler essere riconosciuta, ho cominciato a vedere chi ero veramente. 

Quando ho capito che il mio dolore era dovuto dal desiderare di essere speciale, mi sono messa ad esplorare l’infinitezza di me stessa. 

Quando ho capito che il mio dolore veniva dal desiderio di essere abbracciata, ho cominciato a sentire le sensazioni del mio corpo.  

Quando ho capito che il mio dolore veniva dalla mia fame di appartenenza, ho cominciato a nutrire il mio stesso sé. 

Quando ho capito che il mio dolore veniva dalle azioni degli altri, ho cominciato a prendermi la responsabilità della mia storia. 

E quando ho capito che il mio dolore veniva dal rincorrere quelli che non mi volevano, mi sono resa libera. 

Questo è stato il mio vero atto rivoluzionario e definitivo. 

Giusy Bon, per Rossella Bianchi. 

INTRODUZIONE di Rossella Bianchi 

Io scrivo perché tutti sappiano cosa vuol dire passare l’infanzia convinto di essere un piccolo mostro, passare la prima parte dell’adolescenza con l’incubo di dover rinunciare al futuro, di cui tutti sembrano averne il diritto, tranne te.

Non avendo il coraggio o la debolezza (dov’è poi il sottile confine fra l’uno è l’altro?) di mettere la parola fine. Infine decidere con folle e lucida determinazione, che non saranno le discriminazioni, le esclusioni, le violenze, le decisioni, gli elettroshock, la minaccia del manicomio, la fame ed il carcere a farti desistere dal gridare al mondo:

“Io sono questo, e niente è nessuno mi costringerà ad omologarmi a voi.”

Sto parlando di 60, 70 anni fa, in un piccolo centro di provincia, quando la società era convinta di essere composta di uomini e donne etero, ed una quantità millesimale di menti che credevano di poter uscire da questi schemi, menti di persone da perseguitare, evitare ed al massimo tentar di curare.

Trasgredire non era concepibile, se non come follia e così migliaia di uomini e donne soffrivano estranei nei loro corpi, nascondendo i sentimenti del cuore ed i pensieri del cervello, immolando la loro vita alla necessità di “sembrare” anziché al diritto di “essere”.

Ebbene, io no, io avevo deciso che il mondo poteva pure odiarmi per quello che ero, ma assolutamente non doveva accettarmi ed amarmi per quello che invece non ero.

Tutto questo costava un prezzo. Un prezzo altissimo. A volte il prezzo era la libertà, a volte anche la vita stessa; ma che vita era se tanto dovevi nasconderti dietro una maschera per essere accettato dalla famiglia, dagli amici, dalla società?

Io volevo essere “io” , ed al tempo stesso non intendevo morire, intendevo vivere, amare, soffrire, gioire e nessuno poteva arrogarsi il diritto di impedirmelo.

Ho lottato , ho affrontato umilianti sconfitte, ma di sconfitta in sconfitta ho imparato a lottare sempre con più determinazione, ma quello che conta non sono le battaglie perse, se alla fine della guerra ho vinto io.

Sì, ho vinto, e sono qui a raccontarvi la mia folle vita, senza un minimo di vergogna, se per sopravvivere ho dovuto mettere in atto tutto il machiavellismo di cui ero capace , mettendo di lato principi etici e religiosi.

A me non serve più niente il raccontarlo. Non sono qui a chiedere assoluzioni e non accetto nemmeno condanne, ma serve a voi, voi che leggete, voi che avete il dovere di non ripetere gli stessi errori perpetrati nei secoli.

Non potete giudicare una persona che si sente prigioniera di un corpo sbagliato.

Voi potete e dovete far sì che il prezzo da pagare sia il più lieve possibile o addirittura non ci sia.

A voi il giusto comportamento, affinché questa persona non sia costretta a rincorrere una felicità impossibile, nel tentativo di avere gli stessi vostri diritti per ottenerla.

Fate che non debba pagare il prezzo di “essere” esattamente come l’ho pagato io, esattamente com’è il titolo del libro che vi apprestate a leggere.

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