ALLA SPEZIA ALTRO ESAME FINESTRA, SAMP PADRONA DEL PROPRIO DESTINO

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L’antica amicizia tra tifosi doriani e spezzini resta intatta, ma la rivalità sportiva attualmente prevale. I due team liguri di serie A stanno lottando per la sopravvivenza e non possono proprio regalare Nulla ai “cugini”, all’insegna del “mors tua, vita mea” che li accompagna. 

I blucerchiati sono attesi dall’ennesima prova del nove. A Salerno e Verona, pur con differenti risvolti, hanno fallito ed ora non possono permettersi di soccombere, in trasferta, di fronte ad una terza avversaria diretta. Mister Giampaolo, squalificato per due turni dopo gli improperi rivolti all’arbitro Fabbri, troverà rifugio nella tribuna del Picco, ma conta soprattutto il lavoro svolto in settimana: tattico sì ma soprattutto psicologico. Sì perchè questa squadra, povera di leader in mezzo al campo, avrebbe bisogno di una guida, di un personaggio carismatico, e l’abruzzese, almeno sinora, non si è rivelato tale.

La gara è di estrema delicatezza, al pari di un classifica che, oggi, direbbe serie B. Sì che a Marassi sono state affrontate quattro “big”, ma il piatto piange a prescindere, e le gare esterne, in specie di fronte alle avversarie dirette, invece che accendere ottimismo provocano ulteriore inquietudine.

La Samp, insomma, deve fornire precise risposte riguardo al proprio atteggiamento nell’arco dell’intera partita. Solo in un secondo tempo sarà la tattica ad indicare la strada maestra. Sotto quest’aspetto, Giampaolo non guazza tra mille alternative ed è conscio che – fermi restando i protagonisti in retroguardia, con il consueto dubbio tra Ferrari e Murillo, dopo essersi sincerati sul recupero completo di Colley – il salto di qualità si leghi esclusivamente alla totale disponibilità di Gabbiadini e ad un’ulteriore crescita di autonomia atletica da parte di Djuricic. 

Resta in dubbio l’impiego iniziale del bergamasco, che spalancherebbe nuove prospettive inerenti il modulo. Improbabile comunque che per fargli posto esca Caputo e più verosimile il ritorno alle due punte, che implicherebbe la rinuncia ad uno tra Sabiri – talento d recuperare a tutti i costi ma apparso svagato e abbastanza inconcludente – e il serbo di cui sopra.

Trattandosi di match fondamentale, il 4-1-4-1 è tutt’altro che da escludersi e in questo caso il solo dubbio concerne il ruolo di playmaker, conteso da Villar – non particolarmente in palla contro il Diavolo – e Vieira. I due, chiaramente, sono diversissimi: con il primo sarebbe una Samp più propositiva, col secondo un undici più combattivo e robusto.

A livello puramente tecnico – al netto delle difficoltà ambientali e psicologiche – non si prospetta un appuntamento proibitivo per Rincon e compagni. Lo Spezia è squadra equilibrata, ma più debole dell’anno scorso, dopo aver perso l’asse centrale formata dal portiere Provedel, dal difensore centrale Erlic, da capitan Maggiore e dal bomber Manaj. L’avvento in panca di mister Gotti ha però conferito nuovo equilibrio (figlio della 3-5-2) e impastato di realismo una squadra meno svolazzante rispetto al passato. Di rilievo il trio centrale difensivo composto da Nikolau, Kivior e Ampadu, che hanno fatto sudare il successo al quotato Napoli, ma il centrocampo – in attesa dell’ex di turno Ekdal, appena tornato in gruppo dopo un lungo infortunio – brilla soltanto nell’enfant du pays Bastoni (pericoloso anche nei tentativi da fuori area) e l’attacco, basato sui coloured Gyasi e Nzola, garantisce fisicità e corsa ma non eccessiva qualità. Discorso diverso si potrebbe sviluppare se fosse disponibile Verde, decisivo nell’ultima salvezza dei bianchi: il suo guaio fisico è un punto a favore per i blucerchiati che – ad un confronto individuale con gli spezzini – si fanno certamente preferire. E’ sull’animus pugnandi e sulla costanza di rendimento che nascono diffuse perplessità.

                                   PIERLUIGI GAMBINO

                                     

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