CERCANSI UN GOL E TRE PUNTI PER TENER VIVA LA FIAMMELLA

La vittoria del Bologna sull’Inter ha rivalutato la recente sconfitta della Samp di fronte ai petroniani. Se a ciò aggiungiamo l’egregia prestazione complessiva dei blucerchiati all’Olimpico, possiamo tranquillamente affermare che il livello del gioco è assolutamente da salvezza. Ed è pure tranquillizzante la resa complessiva della retroguardia, pur con qualche smagliatura. 

Non bastano però certe valutazioni lusinghiere ad invertire la rotta, e mister Deki l’ha capito benissimo. Il suo compito è mettere in condizione i giocatori di rendere al massimo delle proprie possibilità. Missione compiuta. Il vero problema è che la risorse offensiva dell’organico sono drammaticamente limitate: senz’altro inferiori a tutte le avversarie. 

Arriva a Marassi la Salernitana, una delle vittime designate nella corsa disperata verso la salvezza, e Stankovic si trova a dover rinunciare a Manolo Gabbiadini, che proverrà pure da qualche recita da dimenticare, ma resta di gran lunga il salvagente più affidabile in un mare in tempesta come quello attuale. Neppure il bergamasco sinora ha convinto, ma sottovalutarne l’incidenza sarebbe ingeneroso. 

Di sicuro la sua assenza obbliga l’allenatore ad una scelta alquanto imbarazzante. Sono in tre a giocarsi un posto al sole, ma le controindicazioni che li caratterizzano risultano superiori ai punti a favore. Capitan Quagliarella ha più o meno smaltito l’intossicazione che l’aveva costretto a non partire per la Capitale, ma da tempo il suo apporto alla causa è inversamente proporzionale all’età anagrafica. Il popolo doriano lo ama sempre o, perlomeno, nutre nei suoi confronti un sacro rispetto, ma il trainer non può seguire la strada del sentimento. 

Le alternative si chiamano Jesé Rodriguez e De Luca. Il primo può ostentare un “vissuto” di primissimo piano, ma sta faticando a ritrovare la condizione: il talento non gli manca certamente. Il secondo, una punta strutturata, colmerebbe l’annosa lacuna ma il lungo stop impostogli da un infortunio non gli consente un impiego prolungato. Potrebbe pur sempre  proporsi come carta della disperazione, da calare sul tavolo verde marassino nel secondo tempo. 

Il resto della formazione è stato virtualmente deciso, anche se la fresca disponibilità di Gunter pone un interrogativo riguardo alla difesa: meglio l’ex veronese, reduce pure lui dall’ifermeria, o il frizzante Zanoli, che a Roma si è comportato egregiamente ma non è di ruolo? 

Improbabili le novità sugli esterni e anche nella mediana. Invece in rifinitura, stante l’assenza di Djuricic, si registra un ballottaggio tra Cuisance, che non propone mai acuti decisivi ma tiene il campo con diligenza, e Sabiri, che dopo l’errore capitale nel secondo rigore con il Bologna è ulteriormente precipitato nella considerazione della tifoseria, decisa a caldeggiare un suo definitivo accantonamento. 

La Salernitana pare uscita dalla crisi in cui era piombata durante la gestione Nicola. Paulo Sousa, il nuovo mister, ha messo mano alla manovra ottenendo lo scorso week-end un roboante successo ai danni di un Monza giunto in Campania con animo vacanziero. Valutati singolarmente, i granata non sono malaccio, ma serviva una svolta nella guida tecnica per rimetterli i carreggiata. 

Da temere in attacco il rientrante Dia, più continuo e incisivo rispetto al Piatek di genoana memoria. Alle sue spalle troviamo quel Candreva che l’estate scorsa non ha esitato a sposare la causa della Salernitana fuggendo via dall’ambiente doriano. A 35 anni suonati non è più il trascinatore di un tempo, ma guai a sottovalutarlo. 

La difesa, che potrebbe essere innervata dal rientro del navigato Fazio, non è un punto di forza e lascia parecchio a desiderare,  ma infilare il funambolico portiere Ochoa anche per i bomber più prolifici. La Samp, di riffe o di raffe, dovrà assolutamente riuscirci.

                           PIERLUIGI GAMBINO

                                   

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