CON L’INTER BEN POCO DA PERDERE LA SERENITA’ PUO’ ESSERE ALLEATA

Credere ancora nella salvezza? Sì, occorre, a tutti i costi, aggrappandosi ad un calendario che appare alquanto favorevole. In questo girone di ritorno giungeranno a Marassi Cremonese, Spezia e Verona, ed ecco che, sfruttando pienamente queste opportunità, si darebbe certamente una limata al distacco dalla zona sopravvivenza. Ovvio, non basterebbero i tre exploit, ma confermando contro altre compagini abbordabili i progressi emersi anche a Monza, il clamoroso recupero non sarebbe così campato in aria.

In queste ore ci si interroga se il testacoda con l’Inter offra margini di speranza o sia apriori chiuso nel pronostico. La risposta è di banalità disarmante: nel calcio, più che in altre discipline, nessuna partita è decisa prima di giocarla. I più ottimisti rammentano che ogni tanto la Beneamata, magari proiettando la mente ad altri impegni più delicati o più prestigiosi, stacca la spina e si complica la vita, ma l’appuntamento fondamentale di Champions col Porto è in programma tra due mercoledì, sicché non aspettiamoci un avversario distratto. Semmai si può puntare sugli effetti sperabilmente negativi del turnover, che spingerà mister Inzaghi a riproporre fra i titolari Brozovic e Likaku, per ragioni differenti rimasti ai margini in quest’avvio di 2023. Parliamo di due fuoriclasse alla ricerca della condizione e non di due scartine. Altre incertezze riguardano la fascia destra (Darmian o Dumfries?), quella sinistra (Di Marco o Gosens?), la retroguardia (De Vrij o Acerbi?), ma qualsiasi altro trainer – forse anche il napoletano Spalletti – ambirebbe ad aver dubbi di questa portata. Non occorre un intenditore per capire che la seconda squadra dell’Inter si giocherebbe comodamente una poltrona in Europa League.

Servirebbe, per alimentare certi auspici, una Samp scoppiettante di salute ed invece Dejan Stankovic – che nella tifoseria nerazzurra vanta milioni di riconoscenti, nostalgici sostenitori – può soltanto schierare una Samp incerottata. L’addio di Colley – non cambia se forzato dai problemi societari o caldeggiato dall’interessato – si associa al forfait di Gunter, afflitto da guai muscolari. Chi piazzare accanto a Nuytinck (pregato caldamente di riscattare l’opaca prestazione offerta a Monza) e al sempre più affidabile Amione? Nessuna delle due opzioni percorribili induce a salti di gioia: Murillo non ha mai convinto l’allenatore e Murru, esterno sinistro di vaglia, è un centrale improvvisato e proviene da un errore sesquipedale costato due punti pesantissimi.

Neppure a centrocampo tutto fila liscio. Leris, titolare della fascia destra, è incorso nelle ire del Giudice Sportivo e sarà sostituito da Zanoli, baby da seguire con attenzione. In mediana, al fianco del monumentale Winks, tornerà dall’inizio Rincon, il solo che possa mordere le caviglie dei virtuosi in nerazzurro. Cuisance, tecnicamente all’altezza, appare troppo morbido per gare così ruvide: giusto rispedirlo in panca. Conferma scontata a sinistra per Augello, mentre la rifinitura è oggetto di disputa tra Djuricic – in progresso ma scarsamente incisivo – e Sabiri, che ha smaltito l’infortunio ed è tornato in gruppo. La Samp avrebbe un bisogno pazzesco delle sue giocate e ora tocca al futuro viola scrollasi di dosso ogni remora.

Infine la prima linea. Jesé Rodriguez ha completato il tesseramento e partirà dalla panca. Potrebbe venire utile in corso d’opera, tenuto conto che il ritemprato Gabbiadini e Lammers, in netto progresso, meritano e otterranno una riconferma. 

Quali che siano le scelte di mister Deki, il quadro psicologico è un alleato: i blucerchiati hanno poco da perdere e possono giocarsela in tutta serenità, badando però a non subire un’imbarcata e ad evitare nuovi problemi fisici e disciplinari in vista del ben più semplice match successivo, al Ferraris col Bologna.

                   PIERLUIGI GAMBINO

                                          

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