Con lo Spezia per un unico risultato, bisogna vincere a costo di rischiare

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Ha ragionissima il Balla a troncare ogni discorso legato alla prossima stagione. Più realista del re, il ravennate ha fatto due conti e si è accorto che il suo Genoa, fra le pericolanti, vanta forse il calendario peggiore. In un finale di campionato caratterizzato dagli “sbraghi” di molte protagoniste ormai fuori dai contesti di classifica, i rossoblù avranno a che fare con parecchi avversari forti e motivati, contro i quali raccattare più di un punticino sarà estremamente problematico.

Dunque, per evitare di rimanere con il cerino in mano dopo un paio di mesi trascorsi nella (relativa) tranquillità, Criscito e compagni hanno il sommo dovere di battere lo Spezia, scavando così con i “cugini” un fossato di tre punti e mezzo (considerati gli scontri diretti), in grado di non far precipitare le chances di salvezza. Non basterebbe comunque questa vittoria per mettersi a vento, ma in caso di risultato differente (anche un semplice pareggio) la faccenda si complicherebbe parecchio.

Il timore è di aver fatto i conti senza l’oste, accontentandosi del singolo punto con il Benevento, ma il Genoa di mercoledì è apparso svuotato di energie ed insicuro. Forse, la speranza era di un rallentamento delle antagoniste: non si è verificato ed ora si inizia ad avvertire sul collo il fiato del Cagliari, oltre a quello di un Toro ormai in viaggio verso lidi meno inospitali.

A Marassi arriva uno Spezia rinfrancato dal pari con la capolista: evento che proprio non era nelle previsioni. Inutile ribadire che gli aquilotti hanno colpito nella sola occasione favorevole, trovando un destino particolarmente propizio in almeno una decina di circostanze, ma mai come in quest’infuocato finale di stagione contano i risultati e non il modo in cui maturano. L’ottimista di fede genoana si aggrappa al fato e pensa che i “cugini” orientali prima o poi dovranno restituire quanto indebitamente raccolto negli ultimi tempi, ma si sta discutendo sul nulla. I bianchi di Italiano, al di là dell’entusiasmo, hanno il pregio di correre a ben altro ritmo rispetto ai rossoblù, sopperendo così a limiti tecnici spaventosi, soprattutto in fase difensiva. E su questa carenza, emersa soprattutto sulle fasce laterali, occorre puntare. Un’antagonista in salute saprebbe come sfruttarla per impallinare il portiere Provedel, ma il Genoa attuale non è in un momento particolarmente felice ed ha perso per strada la sua principale certezza: la saldezza della difesa. Se a ciò si aggiunge una fase di costruzione lenta e macchinosa, ecco che i timori aumentano. Nn c’è alternativa, però: stavolta dovrà uscire anche un briciolo di coraggio, a costo di rischiare qualcosina nella propria metà campo sulle potenziali ripartenzeavversarie.

Ballardini, intanto, è alle prese con la sostituzione dello squalificato Radovanovic, che col Benevento ne ha combinate di cotte e di crude. Sarebbe perfino una sostituzione proficua se esistesse una degna alternativa, ma così non è. Zapata, l’unico rimpiazzo naturale, si porta appresso la ruggine di mesi travagliati trascorsi in infermeria e dei quasi 35 anni all’anagrafe, ma qualsiasi ulteriore soluzione sarebbe una forzatura.

Probabile poi il ritorno di Cassata, che dopo la discreta prestazione offerta a San Siro ad interrompere una lunghissima assenza è stato lasciato prudenzialmente a riposo nel successivo impegno. Il suo utilizzo come esterno sinistro consentirebbe a Zappacosta (l’unico genoano in grado di forzare una giocata) di tornare a destra, dove il suo rendimento è ottimale. Non è da escludere, tuttavia, che il ragazzo di San Terenzo (per lui una sorta di personalissimo derby) sia dirottato in mediana per affiancarsi a Badelj e Strootman.

Anche in avanti il trainer dovrà meditare riguardo alla coppia da schierare. In teoria Pandev, il salvatore a metà settimana, meriterebbe la conferma, ma i quasi 38 anni e i ristretti tempi di recupero fisico invitano a battere altre strade. Data la reiterata impalpabilità di Eldor e Pjaca, salgono le quotazioni di Scamacca, che se non altro combatte e può imporre la propria forza fisica.

                                                   PIERLUIGI GAMBINO

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