E’ UN’INTER NON ANCORA AL MASSIMO CHE OCCASIONE PER SPEZZARE IL TABU’

Criscito Genoa

La legge dei grandi numeri è la primissima alleata del Genoa, che – basandosi sui precedenti – difficilmente potrebbe far peggio in un terreno così minato come il Meazza nerazzurro. Ricapitoliamo: l’ultimo successo è vecchio di oltre 27 anni e l’ultimo gol – firmato da Izzo – risale alla stagione 2014-15, seguito da 545 minuti di digiuno.

I tifosi rossoblù, con la loro proverbiale, ironica rassegnazione, potrebbero essere felici per una sconfitta contenuta nel punteggio ed edulcorata da una rete all’attivo, ma sotto sotto cullano speranziella di invertire il trend. Dopo tutto, la Beneamata si presenta al debutto stagionale con qualche cerotto di troppo: guai a non provare a trarne profitto. Tanto di cappello ai Campioni d’Italia, che però stanno cambiando pelle e non hanno ancora completato una metamorfosi obbligata da esigenze di bilancio. La perdita di Lukako e Hakimi è tantissima roba. Tanto più che, almeno sino a domani (ore 18.30, ricordiamolo) l’erede designato del marocchino, Dumfries, non appare ancora pronto all’impiego e il sostituto del fromboliere belga dev’essere ancora ingaggiato. E’ arrivato però dalla capitale un certo… Dzeko, che definire riserva di lusso è riduttivo e offensivo. In coppia con Lautaro Martinez mieterà gol a josa, ma per questo match l’argentino se ne starà mogio mogio in tribuna, bloccato una squalifica. Manca pure Sanchez, incorso in un preoccupante infortunio, sicché Simone Inzaghi dovrà iniziare la sua nuova, stimolante avventura professionale con un forzato adattamento. Con chi ovviare a certe defezioni? Probabilmente ricorrendo ad uno stravagante 3-5-1-1 con un centrocampista – da scegliersi tra Sensi e il neo interista Calhanoglu – come supporto all’ex giallorosso. Come alternativa, ecco il ventenne Satriano, campioncino uscito dal vivaio.

Sulla carta è un’Inter meno dotata in zona gol, anche considerando che sulla fascia destra agirà Darmian, ottimo negli inserimenti ma non nella spinta, tuttavia le soluzioni offensive a disposizione del fratello d’arte restano infinite: l’imprevedibilità di Barella, la tecnica del turco ex milanista, il tiro dalla distanza di Brozovic, la prepotenza atletica dei tre difensori in occasione dei calci fermi. Aspettiamoci un’Inter meno fisica ma assai più manovriera e ricca di soluzioni: in definitiva, ben più “squadra”, intesa anche in una dimensione europea.

A certe proposte di calcio d’élite il Grifo cercherà di opporsi con le ridotte armi a disposizione. Chiaro che una prestazione simile a quella offerta in Coppa contro il Perugia sarebbe il prodromo ad una Waterloo, ma è anche auspicabile che si registri un passo avanti almeno a livello di organizzazione. Ballardini, tutt’altro che uno sprovveduto, avrà sicuramente compreso che una squadra dalle risorse così limitate può esclusivamente provare a chiudersi davanti al proprio portiere, confidando di sfangarsela con le armi dell’attenzione, della puntualità e – perchè no – della fortuna. Una risposta in tal senso è attesa soprattutto dai due esterni Sabelli e Cambiaso, cui non manca la “gamba” per qualche felice inserimento in avanti: stavolta, però, dovranno in primis sacrificarsi in fase di chiusura, aiutando costantemente i tre gendarmi scelti. Preoccupa, in quest’ottica, la carenza di centimetri al centro del reparto: Biraschi e Criscito non sono fuoriclasse nel gioco aereo e Vanheudsen (stimolato dalla sua appartenza, come cartellino, proprio al club nerazzurro) è tutto da collaudare, ma anche l’eventuale alternativa Masiello non offre soverchie garanzie. Ed ecco che i giganti Badelj ed Hernani sono attesi anche ad un lavorone nelle numerose mischie che ci creeranno nei pressi di Sirigu.

Anche Sturaro – in teoria il giocatore chiamato a completare l’asse mediano – dovrà fare parecchia legna (un compito che, sin quando le gambe gireranno, sa assolvere proficuamente), ma non potrà mancare l’apporto degli attaccanti? E qui si apre un altro tema: può una provinciale come il Genoa, destinata a difendersi spesso, affrontare un campionato senza una prima punta strutturata, in grado di tener palla e guadagnarsi qualche fallo per far respirare i compagni più arretrati? 

In attacco scalpitano Ekuban, cui va concesso il tempo necessario per capire il nostro calcio, e soprattutto due fanciulli – Buksa e Kallon – che, con qualità differenti, hanno le potenzialità per sfruttare il palcoscenico più prestigioso e lanciare ulteriori messaggi sia all’allenatore, sia al patron. Li sorregge un entusiasmo da vendere e la leggerezza mentale di chi non ha nulla da perdere e ha molto da dimostrare. Chissà che…

                       PIERLUIGI GAMBINO

                             

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