From the Darkness To The Light – l’interessante ricerca sonora degli Extempore, fatta di musica tra passato e presente

Berlino: Michele Pedrazzi è un performer veronese, formatosi in musica elettronica presso il conservatorio di Bolzano, che ha realizzato numerosissime installazioni artistiche in giro per l’Europa e che è parte di importanti progetti musicali; Tamara Soldan, anche ella veneta, è una cantante e performer che spazia dal jazz alla musica classica. Studia violino da piccola, diviene membro del prestigioso coro Guido D’Arezzo, in seguito solista dalla Schola Gregoriana Aurea Luce, dove si dedica ai canti gregoriani, che nel disco From The Darkness to The Light , che qui ci apprestiamo a recensire, costituiscono le colonne portanti.

Questo disco, disponibile da 26 maggio sui migliori digital store, nasce dall’incontro tra questi due musicisti, che si fanno chiamare Extempore. Per l’etichetta Da Vinci Label, il disco è risultato di un lungo lavoro di ricerca, fondato sul connubio tra musica elettronica e medievale, generi musicali apparentemente distanti ma sorprendentemente compatibili. Sono proprio i canti gregoriani ad essere la fonte di ispirazione dell’opera, che, seppure in un contesto diversissimo, mantengono la decisiva impronta mistica

Nel primo brano, In Principio, suoni elettronici che si avvicinano e si allontanano sostengono la voce di Tamara, che produce autentici melismi gregoriani, costanti in tutto il disco, su testo latino. Passato e presente si uniscono a perfezione, la musica, che non esplode mai, evoca scenari paragonabili a quelli di Blade Runner. Aurea Luce è maggiormente distesa, nella vocalità ed in alcune strutture rimanda agli italiani Ataraxia, ma lo fa con quell’appeal oscuro ed elettronico dei Dead Can Dance. La trama elettronica qui si più minuziosa, grazie ad un interessante affresco sonoro fatto di tappeti ed arpeggi. Il brano colpisce per la scrupolosa attenzione al dettaglio. The Journey è un fantomatico viaggio dalle tenebre alla luce: l’inizio è minimale, quasi sussurrato, in seguito siamo proiettati in un nuovo paesaggio sonoro, un flusso continuo dall’oscurità alla luce che invita a esplorare le profondità delle emozioni e delle esperienze umane. Alleluia è un momento di sospensione contemplativa, dove la staticità diviene un momento mistico. Più che musica sembra filosofia, testimonianza di un’esperienza, ricerca di la coscienza in un mondo sonoro fuori i confini del tempo e dello spazio. La voce è, qui, da brivido. Il brano si conclude con un notevole crescendo elettronico. In From the Darkness to the light l’elettronica sembra provenire da un medioevo cupo, a tratti è aspra, si esprime attraverso mura sonore. In questo brano la fusione tra suono e musica è totale. The Calling è forse il brano più orecchiabile, quello nel quale l’influenza della musica classica risulta più evidente. Un Arp synth sostiene una linea vocale complicatissima, che si avvale qui di numerose sovra-incisioni. Elementi analoghi si trovano anche in The Gift. Justus es Homine ha un inizio di vetro, costituito da un elettronica frammentata. Nel finale le sonorità si fanno luminosissime, sembra a tratti di sentire degli archi. L’ugola di Tamara raggiunge vette elevate. Sine Nomine è una summa dell’intero disco. Si apre con dei tappeti sonori industriali, a tratti apocalittici. I primi minuti danno spazio all’elettronica che descrive ed evoca attraverso un crescendo. La voce non recita, ma è puro suono, vocalizzo, in uno scenario che gradualmente scompare.

L’innesto tra canto gregoriano ed elettronica non è certo una novità, basti pensare all’uso che gli Enigma ne hanno fatto fin dai primi album. Ma il prodotto degli Extempore è molto più complesso. Opera per pochi, From The Darkness to The Light è in grado di conquistare gli ascoltatori per l’intento emozionale, per i vortici sonori attraverso un linguaggio molto complesso.

Ascolta Extempore su Spotify: https://open.spotify.com/album/6ht0v93YkT4CDf0UDO9VOy

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