Genoa, è migliorata la qualità male incognite restano

Voglia di tifare saltami addosso. Sì perché, con tutto quanto sta succedendo nel pianeta Eupalla e particolarmente in seno al Genoa, parlare di cacio giocato e anche di calciomercato, solitamente argomenti ricchi di fascino, impone uno sforzo sovrumano.

In tema di Covid e dell’epidemia che sta devastando il Grifone, è davvero inutile indagare riguardo alle cause iniziali di un fenomeno senza precedenti. Ovvio, il tifoso comune si chiede coma mai tutte le squadre abbiano limitato i danni ad uno o due elementi positivi al virus mentre il Genoa ne è immerso fino al collo con numeri spaventosi, ma nessuno di noi – e forse neppure chi nel club più antico d’Italia opera quotidianamente, ha gli elementi necessari per capire se si sia trattato semplicemente di una sfiga cosmica o se la disattenzione o la superficiaità di qualche tesserato abbia favorito l’insorgere del male. Limitiamoci a sperare che il Covid non lasci strascichi pesanti nel fisico dei giocatori colpiti e non aggravi una situazione già resa delicata dagli allenamenti persi. La sosta al campionato è stata davvero provvidenziale, ma ha solo attenuato i disagi di un gruppo che ha pochissimo tempo per rimettersi in carreggiata.

Chiuso il capitolo mercato, eccoci a valutare le mosse societarie e la consistenza dell’organico a disposizione di Maran. Una premessa: il Prez ha giudicato indifferibile una rivoluzione assoluta, e non si può che condividere la scelta, derivante da qualche annata da dimenticare e dai rischi notevoli di retrocessione. Un plauso convinto va indirizzato al diesseFaggiano, trovatosi ad operare con risorse economiche pressoché nulle. A ben vedere, il solo reale esborso è maturato in extremis, per colmare la lacuna dell’attaccante con l’acquisto dell’uzbeko Shomurodov, che non poteva arrivare in prestito. Si tratta, sulla carta, di un giocatore eclettico, capace di giostrare indifferentemente da prima e seconda punta. In teoria, può tranquillamente coesistere con l’altro nome nuovo del reparto, il giovane Sciamacca, già affermatosi come goleador in B nelle file dell’Ascoli: unico rammarico, la formula de prestito, che condanna Maran a valorizzare un prospetto così interessante per conto del Sassuolo.

I due sono potenzialmente interessanti ed appaiono in grado di garantire un certo bottino, anche se restano punti interrogativi, considerata la scarsa conoscenza della nostra serie A, ma non ci sentiamo di criticare la società: il mercato nostrano, per sodalizi come del Genoa, offriva poco o nulla.

Contando anche Pandev, Destro e le mezze punte Zajc e Pjaca, due talenti fulgidi, il Grifo non è più così scoperto, anche se sull’ex juventino permangono dubbi seri di ordine fisico: sarà in grado questo croato dotatissimo ma reduce da infortuni seri, di offrire un apporto tangibile per una gara intera e con sufficiente continuità?

A centrocampo il salto di qualità è indiscutibile. Badelj, se riuscirà a scacciare qualsiasi tipo di guai fisici, è il metronomo che mancava da anni. L’eventuale coppia con Schone, che alla fine – forse sconvolgendo i piani di dirigenza e staff tecnico – è rimasto, sa di forzatura ma in certe fasi di partita potrà essere proposta. Behrami e Cassata sono portaborracce indispensabili per conferire equilibrio al reparto, cui manca sempre un individuo di “gamba”, forte fisicamente e abile negli inserimenti: Lerager può essere un surrogato, visto che del rossoblù più adatto al compito, Sturaro, ospite fisso dell’infermeria, si stanno perdendo le tracce.

Sulle fasce l’intervento è stato massiccio. Zappacosta, ex azzurro, è l’atro fiore al’occhiello dell’ultima campagna, mentre il suo disimpettaio Pellegrini, giovane ma di qualità, deve solo abituarsi non a mister Maran, già frequentato a Cagliari, ma alla difesa a tre, a lui poco confacente. Ghiglione, ottimo crossatore, si propone come valida alternativa, mentre Czyborra, altro neo rossoblù, è ancora tutto da scoprire.

E’ la retroguardia il settore che più desta perplessità. Nel periodo d’oro dello scorso campionato, i due inamovibili erano Soumaoro e Romero. Il primo è stato presto accantonato per questioni extra campo ed il secondo, decisivo ai fini della salvezza, è tornato alla Juve, che lo ha spedito a Bergamo. Servivano due rinforzi fisicamente strutturati e veloci ed è arrivato il solo Bani, ex del vivaio genoano: al Bologna era una riserva, e ciò non depone granché a favore della scelta. Se per l’attaccante la società merita attenuanti, identico discorso non regge per il gendarme: qui si doveva trovare una soluzione più sicura, anche considerando che gli attempati Masiello e Zapata (senza contare Criscito, ancora sospeso tra terza linea e mediana) hanno un anno in più. Non ci meraviglieremo se Maran decidesse, alfine, di promuovere come centrale dei centrale titolari la sua vecchia conoscenza Radovanovic, che nel ruolo si è già disimpegnato al Chievo.

Per finire, il portiere. Perin era e resta il titolare, ma i suoi svariati e gravi precedenti… ortopedici suggerivano già ad inizio settembre la caccia ad un dodicesimo di vaglia, senza dover attendere l’avvento del Covid. Paleari è un rimedio in extremis con le giuste caratteristiche: rispetto a Marchetti, che mentalmente è fisicamente è un ex, il passo avanti è indubbio.

A bocce ferme il Genoa appare più forte a centrocampo, tutto da scoprire in avanti e più debole in difesa: a livello di qualità la crescita è indiscutibile, ma non tutte le incognite sono state cancellate e un campionato finalmente tranquillo è per ora un auspicio più che una netta convinzione.

                                     PIERLUIGI GAMBINO

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