Genoa-Spal 1-1 il rosso a Criscito rovina i piani per il debutto di Prandelli

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Genoa Spal CriscitoNon era la partita carica di tensioni che Juric avrebbe vissuto qualora fosse rimasto sulla panchina rossoblu, ma per un motivo o per l’altro Genoa Spal non ha deluso le attese.
Pronti, via e rosso per il capitano Criscito che dopo 10 minuti lascia i compagni in inferiorità numerica per un fallo che ai più è sembrato meno grave di quanto possa far presagire l’espulsione.
La partita appena iniziata diventa subito un calvario, accentuato poi dal gol ospite dopo una manciata di minuti. Spettri oscuri scendono a gelare gli animi (ma non la Gradinata Nord che incita ancor più vivacemente i propri colori) mentre gli uomini di mister Prandelli si ritrovano a cercare un nuovo assetto. Si passa a quattro dietro, si cercano nuove misure in campo, si lavora di fioretto e di sciabola.
Il pari non arriva, qualche altro fischio arbitrale fa storcere il naso e la partita si accende sempre di più. La Spal la gioca: possesso palla, geometrie, sovrapposizioni; il Genoa si affida a uno straripante Kouamè e alle sue ripartenze. Si arriva a ridosso del 40° con la squadra di Semplici che ha cozzato più volte sul muro di Radu e il Genoa a spingere sotto la Nord, attratto come da una calamita dai suoi tifosi.
Altro episodio sospetto, l’arbitro sorvola, la VAR fa il suo dovere e lo richiama a un approfondimento: rigore per il Grifone realizzato dal solito Piatek.
Si va al riposo sul pareggio, premio per il Genoa, punizione per la Spal incapace di confezionare il colpo del ko.
La ripresa non cambia praticamente canovaccio: Spal gagliarda, Grifone attento. Ma con il passare dei minuti gli ospiti perdono spunto e il Genoa trova maggior equilibrio. Radu sempre attento ma l’occasione migliore capita nei piedi di Kouamè che dopo una sgroppata di 40 metri trova attentissimo Gomis in tuffo sulla sua destra.
Buona la prima? Probabilmente. Si è visto un Genoa già camaleontico, votato al sacrificio, acerbo ma non remissivo. C’è da lavorare – ci mancherebbe – ma lasciamo tempo a Prandelli che di calcio se ne intende.

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