Il Genoa a Milano ricerca autostima ma debbono cambiare alcuni interpreti

Criscito Genoa

Le due battute d’arresto consecutive, ma in particolare l’ultima, hanno confuso certamente le idee a mister Blessin, che alla vigilia della trasferta prepasquale a San SIro è frequentato da un dubbio atroce: tornare alla vecchia Maginot, che aveva fruttato tre pareggi di fronte ad altrettante “big”, o insistere sul nuovo atteggiamento, più offensivo ed un po’ sbilanciato, teso a centrare quel colpaccio che la classifica rende pressoché necessario? Se il tempo tiranno non fosse passato senza l’agognato aggancio al Cagliari, la risposta sarebbe immediata: meglio riproporsi in modo più robusto e meno ardito, al fine di raccattare un punto comunque prezioso, ma a sei turni dal termine, con tre punti ancora da recuperare sulla quart’ultima, certi pensieri minimali appaiono fuori luogo, pur considerando che un punto sarebbe meglio di zero.

Quale che sia la scelta del tecnico, tuttavia, un fatto è certo: si può anche provare a vincere, ma impiegando – semmai – dall’inizio calciatori che possano, con la velocità e l’intraprendenza, forzare i vecchi schemi. Ergo, basta con Melegonibello a vedersi ma scarsamente concreto, e con Portanova, suo malgrado affaccendato in faccende delicatissime extracalcio e spazio a due incursori come Ekuban e Yeboah che, pur poverissimi di killer instinct, perlomeno corrono ad un certo ritmo e costringono gli avversari diretti a restarsene in retrovia.

Si tratta chiaramente, dell’ennesimo tentativo di smuovere una realtà ingessata su livelli negativi, ma non esistono alternative, almeno sin quando il tedesco rimarrà fedele a quel 4-2-3-1 che non arreca troppi pensieri alle difese avversarie e ancor meno aggiorna il dato dei gol realizzati. Un cambio di assetto, magari con una doppia punta, potrebbe risultare proficuo, ma forse il tecnico ritiene di non aver tempo insufficiente per far assimilare la modifica.

E’ probabile che il Genoa anti-rossoneri non si discosti troppo dall’ultimo, umiliato dalla Lazio. Sturaro, se in condizione, potrebbe rientrare in mediana e dietro si può, al limite, prendere in considerazione il rilancio di capitan Criscito. Il busillis, come al solito, risiede in avanti, e qui si viaggia nella più totale incertezza, anche se una maglia per Amiridovrebbe essere garantita.

Un Genoa attento e coperto è senz’altro in grado di ripetere per la quarta volta un parziale exploit. Tanto più che il Diavolo – virtualmente perso il primato a pro dei cugini interisti – è a secco da due gare e sta faticando enormemente a produrre palle.gol. Un’involuzione, la sua, figlia della mancanza di un bomber di vaglia e del recente declino di Leao. I rossoneri non sanno colpire di forza, ma solo di tecnica e agilità, e quando certi fattori sono avvolti nella nebbia, le terze linee rivali reggono comodamente.

Sarebbe tuttavia pericoloso puntare ogni chance sulla crisetta dei meneghini, i cui stimoli di classifica sono fortissimi. Servono insomma attenzione, robustezza e – cercando di imitare il Bologna – anche una certa capacità di far girar palla, per fiaccare gli avversari e poi colpirli d’incontro. Occorre un Genoa più convinto e ricco di autostima rispetto a quello punito severamente da Immobile e tocca a Blessin trasmettere la vecchia fiducia, anche se la sfida del Meazza non potrà giocarsi solo attraverso la psicologia, ma anche con un briciolo di qualità.

                                     PIERLUIGI GAMBINO

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