IL SOLITO SECONDO TEMPO DA INCUBI, RANIERI CONTINUA A RTIARDARE I CAMBI

No, non può essere solo un problema di tenuta atletica alla distanza. Nell’impasse della Sampdoria, un fenomeno che ormai si ripete in ogni partita, agiscono anche precisi fattori psicologici. Forse il pur navigato mister Ranieri non ha le necessarie doti caratteriali per ottenere dai suoi una costante concentrazione, ma il resto lo mettono loro, i giocatori in campo, che regolarmente si lasciano preferire sino all’intervallo per poi sparire dall’agone e consegnarsi all’avversario di turno. Già a Cagliari e col Bologna, tanto per fermarci all’attualità, la Samp aveva denunciato certi limiti mentali, ma il crollo registrato nel derby dopo un primo tempo magistrale non ha giustificazioni. “Che succede? Abbiamo smesso di giocare…” – ha declinato a ripresa inoltrata il tecnico del Testaccio, evidentemente conscio che i suoi avevano ormai mollato i pappafichi. Lo stesso Ranieri, però, ha ancora una volta pagato un colpevole ritardo nell’operare qualche fondamentale sostituzione. Se Ekdal, Candreva e Gabbiadini fossero entrati prima, chissà che il risultato non si sarebbe potuto riagguantare.

Certo, il cambio di volto da un tempo all’altro è stato pazzesco. Sino al’intervallo si è vista una sola squadra in campo: la Sampdoria, sistemata magnificamente in campo, capace di trame felici negli spazi, autoritaria, persino mattatrice. L’unica pecca è stata la sterilità offensiva, favorita senz’altro dalla contemporanea assenza dell’affaticato Quagliarella, dell’infortunato cronico Keita e dello stesso “Gabbia”, rimasto in panca. Vero che La Gumina ha timbrato (con l’aiuto di Marchetti) una traversa, ma complessivamente il suo contributo è stato modesto e l’occasione che gli aveva concesso l’allenatore è finita nel cestino. 

L’errore insomma è stato di tenere in partita il Genoa invece che assestare il colpo del coniglio. Così il diverso tasso di classe non si è trasformato in un punteggio rassicurante nonostante la prestazione maiuscola di un Verre irrestitibile ed autore di un gol da antologia e il lavoro eccelso svolto da tutti i suoi compagni, abili a soffocare i dirimpettai rossoblù e a riproporsi in avanti.

La mutazione in negativo nella ripresa non può essere solo spiegata con gli innesti registrati in seno al Grifone. La Samp ha allentato il proprio pressing in corrispondenza del calo di quei giocatori solitamente impiegati col contagocce: primariamente Adrian Silva, autore di un primo tempo più che sufficiente e poi rimasto senza benzina per una carenza di condizione pur preventiabile. Di fronte alle prime difficoltà, more solito, la squadra ha perso convizione nei propri mezzi e i limiti di qualche riserva – Leris più degli altri – sono emersi nitidamente. Proprio da un errore del francese ha dato il via al contropiede dell’1-1, che la Samp ha assorbito cercando timidamente di reagire ma finendo per scoprirsi e per incassare altre due reti che si potevano evitare con un assetto più equilibrato. 

Il serrate finale, con le forze fresche finalmente schierate da Ranieri, ha prodotto tre palle gol sciupate per un nonnulla e una dose notevole di paura per la difesa genoana, pur senza invertire nuovamente il trend della gara, il cui esito numerico è stato eccessivamente severo per i blucerchiati, evidentemente incapaci di sfruttare compiutamente i momenti favorevoli e confermatisi un’altra volta deboli in fase di concretizzazione.

                                 PIERLUIGI GAMBINO

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