LA MAGINOT NON PUO’ SEMPRE REGGERE MA SENZA QUALITA’ NON HA ALTERNATIVE

Nella foto Maran

Quando mai capiterà di affrontare una Vecchia Signora così sbrindellata? E’ la Juve peggiore degli ultimi dieci anni, ma purtroppo anche il Genoa è nell’edizione meno brillante dopo il ritorno nel massimo campionato. Un Grifo appena passabile – come quello ammirato sino ad un lustro fa – minimo non avrebbe perso: quello di ieri sera non è praticamente esistito, e non deve ingannare il gol all’attivo – anche spettacolare – poiché si tratta dell’unica conclusione sferrata in tutto il match.

Il primo tempo dei rossoblù ha ricalcato, come con una carta copiativa, quello di fronte all’Inter. Anche allora la Maginotresistette sino all’intervallo ed oltre, senza che Sturaro e compagni mettessero mai il naso non nell’area ma addirittura nella trequarti avversaria. Ma nessuna squadra, di fronte ad un forcing pur disordinato ma costante e vigoroso, può restare in piedi sino alla fine. E, comunque, uno straccio di trama offensiva deve proporlo, anche contro i Campioni d’Italia.

Un Genoa dedito esclusivamente al contenimento, chiuso a riccio davanti al proprio portiere, senza la minima velleità di giocarsela. Modulo forse obbligato, con i difensori contati, Radovanovic a fare schemo davanti alla retroguardia, due centrali come Lerager e Sturaro piuttosto larghi, anche per coprire le fasce. Una struttura tattica che non lasciava troppo spazio a pensieri di grandezza, ma da condividere: figlia della bocciatura sia di Ghiglione, sia di Czyborra, in teoria due esterni. Non c’era altra strada, preso atto del gran numero di assenti e, soprattutto, della qualità infima di un organico privo di talenti. Raramente si sono registrati due passaggi di fila senza perdere palla: una miseria, capace di convincerci sempre più che nessun’altra squadra di serie A gioca così male.

D’altronde, era ineluttabile che nella ripresa, una volta emersa la stanchezza, le maglie difensive si allentassero e la Juvetrovasse il pertugio vincente. Il pari di Sturaro pareva il segno di un destino finalmente propizio, ma mister Maran ha deciso di complicarsi la vita spostando Rovella, il migliore dei centrocampisti, sulla sinistra in marcatura su Cuadrado. Non è un caso che il diciannovenne abbia commesso la fatale ingenuità atterrando il colombiano in area. Altra mossa discutibile, l’uscita di Scamacca che – nullo in zona gol – si stava però battendo come un assatanato contro difensori fortissimi, mentre in campo è rimasto Pjaca, non pervenuto dal principio alla fine. Probabilmente Madama avrebbe vinto ugualmente, potendo attingere dalla panchina un fuoriclasse come Morata, ma perché favorirla con certe messe?

Il trainer trentino, insomma, ci mette del suo, ma quest’anno nessun allenatore avrebbe la qualità per risollevare una squadra modestissima a livello di individualità e, soprattutto, limitata anche nella corsa e nell’atletismo. La difesa, se in trincea, è all’altezza della situazione, ma il centrocampo, accettabile nella fase di filtro, è imbarazzante nella costruzione. 

La fiammella della speranza resta accesa grazie al momentaccio di parecchie antagoniste, ma non sempre mal comune è mezzo gaudio. Per risalire la china occorre un Genoa più propositivo, che sappia restare in partita anche quando la palla supera la linea della metà campo.

                         PIERLUIGI GAMBINO

     

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