L’ILLUSIONE DURA MEZZA PARTITA, POI L’AMARO RITORNO ALLA REALTA’

stankovic

Mezza partita per accendere lampi di speranza e l’altra mezza a sciorinare tutti i limiti emersi ormai da tempo immemore. La Samp, in casa della Juve, illude sino al riposo, poi cala di tono e si consegna ad un avversario che non è mai parso trascendentale, ma nella folta panchina ha tratto due elementi – Locatelli e Cuadrado, solitamente titolari – in grado di riportare il match nei binari della logica.

Splendido, ben oltre le aspetttive, il primo tempo dei blucerchiati, che al fischio di chiusura poteva solo recriminare per un 2-2 troppo stretto se rapportato al gioco epresso. Secondo tradizione, la banda di Stankovic ha pagato la carenza di cinismo e concretezza. Sì perché sullo 0-0 Gabbiadini si è divorato due contropiedi da sfruttare in ben altro modo. Nella prima occasione si è trovato a tu per tu con Perin svirgolando la conclusione, nella seconda ha ritardato il tiro. 

Gol mangiato, gol incassato: è la dura legge del calcio. E qui è la difesa in blocco ad essere chiamata in causa: sul corner di Kostic, Bremer si è elevato mezzo metro oltre gli avversari, ma nessuno lo ha minimamente ostacolato nella sua incornata vincente. Una distrazione generale pagata carissima, che tuttavia nulla ha insegnato ai gendarmi di mister Deki, che a breve giro di posta ci sono ricascati, anche stavolta sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Il secondo cross di Miretti, senza rivali a disturbarlo, è planato sulla testa di Rabiot, che non aspettava altro.

Gara in ghiacciaia? Neppure per sogno. Ormai libera psicologicamente, la Samp ha dominato sino all’intervallo firmando una doppietta in poco più di un minuto. Protagonista principe della rimonta Djuricic, che in precedenza aveva costantemente sonnecchiato, come un corpo avulso dal contesto della squadra. Splendida l’accelerata che ha preceduto la zampata vincente di Augello e non meno spettacolare la girata – su cross da destra di uno scatenato Zanoli – che ha fruttato l’inopinato aggancio. 

In altre circostanze i blucerchiati hanno provato a firmare un epocale ribaltamento, senza però riuscirci. Forse, sarebbe bastato un attaccante più ispirato di Gabbiadini per mettere in cascina un altro gol.

Super Samp, dunque, ma per onestà dobbiamo chiarire che Allegri – un po’ per l’emergenza infortuni, un po’ per l’imminente retour match di Eurppa League a Friburgo – ha schierato inizialmente una Juve raccogliticcia, con tre ragazzini pur promettenti come Fagioli, Miretti e Barrenechea e un campione ormai al tramonto come Bonucci.

Nella ripresa, con i primi innesti nel motore bianconero, la partita ha cambiato connotati. Gradatamente la verve doriana è scemata e anche la resistenza si è affievolita sino a crollare dopo il quarto d’ora. Secca la bordata di Rabiot imparabile per il giovane portiere Turk, che ha complessivamente superato l’esame dell’esordio e non è neppure stato fortunato. Poi, follia di Augello, il cui inutile sgambetto ai danni di Cuadrado ha offerto a Vlahovic – il peggio in campo – la chance del riscatto: palo pieno. Lo scampato pericolo però non ha rianimato una Samp ormai incapace di reagire e gradatamente rivoluzionata da Stankovic con gli ingressi di Rodriguez, Murru e del baby Malagrida. Il poker juventino arrivava nel recupero, griffato da un altro virgulto, Soulé, ma il match era virtualmente archiviato da un pezzo.

Il miracolo non si è avverato e gli elogi piovuti sui blucerchiati dopo 45 minuti sono un semplice buffetto, che non muta una realtà terribile: la serie B è dietro l’angolo, per ora cacciata indietro solo da un mero calcolo aritmetico. 

Domenica prossima a pranzo, ospite il Verona, è in palio il terz’ultimo posto, che potrebbe venir utile in caso di sviluppi sostanziosi a livello di giustizia sportiva. Tra i blucerchiati, tanto per complicare ulteriormente le cose, mancherà il pilastro Rincon, che – ammonito – va in squalifica.

                           PIERLUIGI GAMBINO

                          

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