L’ULTIMO KO DIA UNA SCOSSA AI DIRIGENTI QUESTA SAMP MANCA DI PERSONALITA’

Volendo vedere il bicchiere non proprio vuoto ma almeno… bagnato, possiamo dire che, se proprio si debbono perdere certe partite, è meglio farlo subito, sin quando le porte del calcio mercato sono aperte ed offrono la possibilità di studiare qualche rimedio. Sì perchè i primi duecapitoli di campionato hanno dimostrato con feroce realismo che in parecchi ci eravamo sbagliati preconizzando un avvio lanciato proprio per la maggior compettezza di un organico variato il meno possibile in sede di compravendita. Il campo ha dimostrato che i blucerchiati sono tornati decisamente ai livelli desolanti dello scorso autunno, quando occupavano l’ultimo posto della classifica. Allora, ci aveva pensato Ranieri, gradatamente, a risollevare la squadra dal baratro, ma adesso, dopo una stramritata riconferma e la possibilità di lavorare su un gruppo già collaudato per eliminare qualche altro difetto, il tecnico ci ha messo del suo in questo disastro generale. A Torino tutti – nessuno escluso – criticammo la scelta iniziale di lasciare in panca Quagliarella e Ramirez, consegnandosi subito a Madama, e ad una settimana di distanza, ospite la matricola Benevento, sotto di due gol dopo un quarto di match, altri sbagli capitali vanno addebitati al romanaccio. Che, poi, i cambi operati in corso d’opera – cosiccome in Piemonte – non abbiano sortito progressi in fatto di risultato, non significa granché. Resta una topica da matita rossa l’esclusione iniziale di Thorsby, che in una squadra così anemica e agonisticamente “femmina” è forse il solo elemento con un po’ di sanissimo sangue nelle vene. Proporre una coppia di centroampisti cenrali come quell formata da Ekdal e Verre equivale ad un suicidio. Il primo, già in flessione lungo lo scorso campionato e in più acciaccato, necessitava di un partner abile in fase di filtro, non certo di un fine dicitore come il cavallo di ritorno, apparso delizioso e convincente in apertura, quando i campani erano dovevano ancora ambientarsi al clima della serie A ma presto sparito dal campo. Suscita perplessità, poi, la preferenza di Tonelli come centrale difensivo a danno di Yoshida, che la sufficienza l’ha agguantata quasi sempre, mentre l’ex empolese da mesi offre prestazioni alquanto scadenti. Dato a Claudio ciò che è di Claudio, occorre poi interrogarsi in merito al rendimento assoluto di certi titolari fissi anche per mancanza di alternative. In retroguardia Bereszynski non da ieri fa parte dei puntideboli della squadra, ma un rimpiazzo all’altnezza non è mai arrivato. Su versante opposto si è pensato che Augello, brillante nel finale della scorsa annata, avesse colmato la lacuna, ma temiamo sia stato un giudizio azzardato. Ma, dopo il condivisibile addio di Murru, chi staziona alle spalle dell’ex spezzino come alternativa? Il solo Regini, serio professinoista sinché si vuole ma riserva fissa da tempo immemore. E che dire della zona mancina di centrocampo? Jankto aveva già deluso negli ultimi mesi di permanenza all’Udinese, quando il club friulano e quello blucerchiato si erano accordati per il trasferimento, e – a giudicare dalle sue recite quasi sempre sottotraccia – non ha mai fornito un apporto degno alla manovra. Il problema è che la panca pur folta della Samp non presenta pari ruolo all’altezza. E – parliamoci chiaro – prevedere che il prossimo titolare del ruolo sia Keita Balde provoca i brividi: l’ex laziale è un laterale puramente d’attacco, che non conosce affatto la fase di filtro. Se non altro, sulla destra alla vecchia carenza si è ovviato degnamente con Candreva, che probabilmente ha già dato il meglio in carriera e non può più assicurare 90 minuti a ritmi forsennati, ma sin quando il fiato e le gambe lo sorreggono, è un fior di esterno, capace di fare la differenza soprattutto in rifinitura con i suoi cross calibrati. Infine l’attacco. Bonazzoli, sul quale si sono posate aspettative enormi, sta faticando più del previsto e Quagliarella è il miglior be della stalla per una mezz’oretta, secondo l’autonomia che gli consentono i suoi quasi 38 nni. Gabbiadini, sempre fragile fisicamente, col Benevento ha subito centrato un palo, ma appare esagerato abinargli doti salvifiche. Di un bomber d’area si sono perse le tracce dalla partenza di Zapata.​Dunque, occorrerebbe mette le mani in tutti i reparti meno che in porta, dove Audero sta tornando il paratutto dei tempi migliori. Keita resta all’uscio, ma vien da chiedersi se le se caratteristiche di punta esterna si sposino con i moduli tattici alternati da Ranieri: tutti meno il 4-3-3. Ben più importante e incidente si prospetta l’innesto a centrocampo di Bentaleb, giocatore dal curriculum probante, avvezzo a giocare con risultati eccellenti sia come mezza punta, sia – soprattutto – come uomo di regìa. E si è capito quanto manchi alla Samp un elemento del genere, considerando l’impasse di Ekdal, il quale saprebbe rendersi utile anche come mezz’ala. Di sicuro nella zona nevralgica si avverte l’assenza di un uomo di personalità, capae di rianimare una squadra che di fronte ad una neopromossa si è smarrita senza saper amministrare il tesoro preziosissimo di due gol di margine. I critici più blandi asseriscono che gli ammirevoli ventimila ultrà sugli spalti del Ferraris avrebbero dato ai propri beniamini una scossa salutare: sarà, ma eccedere nelle giustificazioni può rivelarsi oltremodo deleterio. PIERLUIGI GAMBINO

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