Pari prezioso targato “generosità” ma dopo aver regalato mezza partita

Criscito Genoa

Con altri cinque minuti a disposizione, chissà, il Genoa avrebbe potuto imitare l’ultimo Milan passando dallo 0-2 ad un clamoroso 3-2. Col Sassuolo è finita in parità, ed è un risultato che non stride affatto con la logica. Sì perché se i rossoblùhanno letteralmente dominato la ripresa, i neroverdi avrebbero potuto marcare all’intervallo un roboante parziale di 4-1 che avrebbe ammazzato qualsiasi velleità di rimonta.

Una gara due volti, caratterizzata inizialmente dagli errori di assetto e di formazione commessi da un Ballardini recidivo in modo preoccupante. Possibile che il romagnolo non abbia calcolato che Pandev ormai può giocarsi le proprie ridotte carte solo nella ripresa, che Rovella e Badelj formano una coppia assolutamente improponibile, che l’abbinamento Biraschi-Sabelli a destra è perdente di natura, che Touré, ottimo recuperatore di palloni ma pessimo costruttore di gioco può esclusivamente esibirsi in un centrocampo a quattro? Senza contare l’esclusione a sorpresa di Cambiaso, il solo genoano dotato di cambio di passo.

Il 3- 5-2 iniziale ha fatto acqua da tutte le parti, ma soprattutto sul versante in cui spadroneggiava Djuricic, irrefrenabili nelle sue numerose incursioni. Ma anche i suoi compagni trovavano scarsa opposizione e penetravano nella difesa genoana come una lama nel burro nonostante la rapidità dell’esordiente Vasquez e l’ennesima prestazione sopra le righe di capitan Criscito. Le due reti sassolesi, autografate dalla vecchia conoscenza Scamacca, sono parse di elementare semplicità, come un esercizio compiuto in allenamento contro… nessuno.

Quel Genoa rattrappito e spesso incapace di giungere a metà campo con la palla tra i piedi era l’inno alla inconcludenza ed insinuava nella mente di qualsiasi tifoso solo lo spettro della serie B. Una reazione c’è comunque stata ed ha condotto all’ennesima segnatura di Mattia Destro, mai visto così prorompente, che si è poi visto annullare il personale bis per fuorigioco. Intanto, Sirigu, con un prodigio assoluto, deviava sul palo l’ennesimo pallone sparatogli da breve distanza salvando prima del riposo una squadra ansimante anche dopo essere passata alla difesa a quattro.

L’intervallo portava consiglio al frastornato Ballardini, che finalmente firmava qualche mossa determinante, prima fra tutte l’invio sotto alle docce di un Badelj sempre più spento e macchinoso. Rovella, finalmente senza lo scomodo partner, assumeva con profitto la regia e nel contempo mutavano anche gli interpreti: Kallon e Ekuban, schierati all’esterno, iniziavano a seminare il panico nella difesa emiliana, tutt’altro che inappuntabile, ed ulteriore pressione nella metà campo ospite, ormai diventata il solo campo di battaglia, era operata dal casuale ingresso di Cambiaso al posto di Biraschi, sfracellatosi contro il palo. In tutto il secondo il tempo, il Sassuolo ha costruito una sola opportunità offensiva, sciupata da Scamacca su cross di Berardi e per contro il Genoa, ha collezionato palle-gol, tutte regolarmente sprecate: in particolare le due ghiottissime capitate a Ekuban, maldestro nella balistica. E qui s’innesta un antico problema: in questo Genoa privo di una mezz’ala propositiva e di un rifinitore presentabile, anche le cosiddette seconde punte sparano a salve, e se non segna Destro sono dolori. Nel concitato finale, Zio Balla ha tentato il tutto per tutto proponendo un audace 4-2-4 con il debutto in campionato di Caicedo. I minuti trascorrevano veloci con rimpianti assortiti fino al colpo di testa vincente di Vasquez, un difensore: splendida novità in una squadra alla ricerca disperata di qualche bocca da fuoco supplementare.

Il punticino non risolve i problemi di classifica, ma scongiura la crisi, rafforza la panca traballante del ravennate e tiene a galla una formazione ricca di lacune, ma ammirevole per abnegazione, generosità, spirito di corpo. In attesa degli indispensabili rinforzi di gennaio, è arduo chiedere di più.

                        PIERLUIGI GAMBINO

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