QUAGLIARELLA CAMPIONE SENZA ETA’ MA CHE DISASTRO LA FASE DIFENSIVA

Il calcio d’agosto è questo: ingannevole, irto di trappole, capace di stravolgere i valori consolidati e a trasformare una prevedible passeggiata in una fatica tremenda. L’Alessandria, matricola in cadetteria, non avrebbe meritato di uscire battuta da Marassi: vero che nel finale ha concesso qualche palla gol di troppo ad una Samp sciupona, ma se avesse concretizzato a propria volte le numerose opportunità offensive costruite, avrebbe perlomeno conquistato altri 30 minuti di speranza, I blucerchiati sono parsi ampiamente rivedibili.

Parecchi di loro – segnatamente i reduci dagli Europei, tutti dal viso abbronzato ma anche dalle gambe piuttosto pesanti – somo indietro di condizione, e ciò non lascia indifferenti ad una sola settimana dal vernissage di campionato contro un Milan ben più quotato e cimico dei grigi. Ancora una volta, a tenere in piedi la baracca provvede l’immarcescibile Quagliarella, la cui professionalità sconvolge qualsiasi legge della biologia. In 45 minuti – quelli iniziali – il capitano, non sempre supportato a dovere dai compagni – offre una perla lucentissima sotto forma di pallonetto vincente, vanificato da una… spalla in fuorigioco; più tardi serve a giri contati un cioccolatino a Jankto, la cui conclusione s’infrange contro la traversa; infine apre le danze della rimonta con un magico colpo di tacco sul primo palo: una chicca che solo i campioni con la “C” maiuscola hanno nel repertorio.

In quel momento la Samp era già sotto nel punteggio ( rasoiata da fuori area con Audero non propriamente impeccabile nel tuffo e nella smanacciata) ed è andata vicinissima al tracollo, sfumato per l’imprecisione degli avanti rivali. La fase difensiva, infatti è è stata inguardabile, e mister D’Aversa dovrà lavorarci lungamente. Yoshida e Tonelli non erano neppure in panca e Colley, sempre più spinto verso l’uscita per ragioni di bilancio, è rimasto in tuta, ma neppure il tifoso più pessimista avrebbe immaginato una prestazione così infelice da parte di Murillo e Chabot, assai fallosi, spesso fuori posizione, scherzati in svariate circostanze dagli attaccanti piemontesi. A loro parziale discolpa, la labilissima copertura di un centrocampo distratto specialmente nella zona centrale (senza lo squalificato Adrien Silva, Ekdal e Thorsby hanno ballato parecchio) e, soprattutto, la serataccia di un Bereszynski in formato vacanziero: lento nei riepiegamenti difensivi, scarsamente tempestivo nelle chiusure, spesso latitante. Il fatto che l’arbitro – alquanto mediocre – gli abbia fischiato contro un rigore inesistente al tramonto del primo tempo (trasformato per il nuovo vantaggio ospite), non muta il giudizio pessimo sul suo debutto casalingo stagionale.​

La qualificazione è ugualmente scaturita in apertura di ripresa, quando la Samp si è ricordata di essere… la Samp e ha chiuso l’Alessandria nella propria metà campo. Ed ecco il pari col quale Gabbiadini ha zittito i tifosi ospiti che l’avevano precedentemente beccato ed ha scongiurato un voto insufficiente. A breve giro di posta, il sorpasso, propiziato da un cross al bacio di Candreva e da un’inzuccata di Thorsby, che anche nelle recite meno riuscite riesce sempre a cavare il coniglio dal cilindro. Nel prosieguo, D’Aversa ha fatto ricorso a qualche panchinaro sotto osservazione.

Di rilievo alcuni lampi di Damsgaard, che resta in… pericolo di trasferimento, mentre Torregrossa, subentrato a Quaglia (un po’ appannato dopo quel po’ po’ di mezza gara e, forse, calato suo malgrado nel nuovo ruolo di titolare part-time), è parso macchinoso in alcune circostanze, quando avrebbe potuto ispirare contropiedi taglienti. Così il subentrante più efficace è parso De Paoli, sostituto nel finale dell’acciaccato Murillo (con Beres spostato al centro) e autore di un paio di recuperi provvidenziali per allontanare i fantasmi dei supplementari. Missione compiuta, alla fin fine, ma con vera gloria solo per il sempiterno bomber, per un discreto Candreva e, parzialmente, per Jankto, ma a livello complessivo un piccolo campanello d’allarme si è avvertito nel sottofondo. La speranza è che con il recupero dei vecchi difensori titolari e di Adrien Silva si sopperisca alla scarsa brillantezza contingente di parecchi elementi.

PIERLUIGI GAMBINO

La qualificazione è ugualmente scatirita in apertura di ripresa, quando la Samp si è ricordata di essere… la Samp e ha chiuso l’Alessandria nella propria metà campo. Ed ecco il pari col quale Gabbiadini ha zittito i tifosi ospiti che l’avevano precedentemente beccato ed ha scongiurato un voto insufficiente. A breve giro di posta, il sorpasso, propiziato da un cross al bacio di Candreva e da un’inzuccata di Thorsby, che anche nelle recite meno riuscite riesce sempre a cavare il coniglio dal cilindro. Nel prosieguo, D’Aversa ha fatto ricorso a qualche panchinaro sotto osservazione. Di rilievo alcuni lampi di Damsgaard, che resta in… pericolo di trasferimento, mentre Torregrossa, subentrato a Quaglia (un po’ appannato dopo quel po’ po’ di mezza gara e, forse, calato suo malgrado nel nuovo ruolo di titolare part-time), è parso macchinoso in alcune circostanze, quando avrebbe potuto ispirare contropiedi taglienti. Così il subentrante più efficace è parso De Paoli, sostituto nel finale dell’acciaccato Murillo (con Beres spostato al centro) e autore di un paio di recuperi provvidenziali per allontanare i fantasmi dei supplementari. Missione compiuta, alla fin fine, ma con vera gloria solo per il sempiterno bomber, per un discreto Candreva e, parzialmente, per Jankto, ma a livello complessivo un piccolo campanello d’allarme si è avvertito nel sottofondo. La speranza è che con il recupero dei vecchi difensori titolari e di Adrien Silva si sopperisca alla scarsa brillantezza contingente di parecchi elementi. PIERLUIGI GAMBINO

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