QUAGLIARELLA ETERNO CAMPIONE PER LA SOCIETA’ GIORNI DECISIVI

stankovic

Ha vinto solo lui, Fabio Quagliarella, un gigante tra i nanerottoli che l’hanno affiancato nella Waterloo contro il Milan. Vero che il Diavolo, a San Siro, è da sempre una delle sue vittime predilette, ma quel suo gol, platonico per risultato e punteggio, assume per lui un sapore speciale: è il primo di questo campionato, il diciottesimo consecutivo in cui l’eterno ragazzo di Castellamare va a segno in serie A. In spregio ai 40 anni, il capitano ha regalato un’altra delle sue chicche, propiziata da un’irresistibile azione sulla destra di Zanoli, il secondo e forse ultimo doriano che non sia uscito dal Meazza con le ossa rotte. Ad essere generosi, assegniamo una sufficienza di stima ache al portiere Ravaglia, senza i cui interventi il match si sarebbe trasformato in una beneficiata.

Il resto della Samp merita uno zero tondo tondo, a partire da mister Stankovic, che in una gara indubbiamente impegnativa ha schierato contemporaneamente, oltre a Quaglia, Gabbiadini e Djuricic e, soprattutto, ha rinunciato inizialmente ad Amione, il difensore più grintoso e scattante. Il suo sostituto Gunter ha dormito della grossa sul primo gol rossonero, impostato da un assist al bacio di Diaz a favore di Leao. Non pago, ha provocato il rigore del 3-1 con un intervento avventato sul portoghese. Tra i due suoi errori, ecco la prodezza suddescritta di Quagliarella e l’inzuccata vincente di Giroud, malamente controllato dai gendarmi blucerchiati, in primis Nuytinck.

La Samp ha dato ridottissimi segni di vita. A parte il gol, ha sfiorato il 3-2 ad inizio ripresa su un delizioso traversone del solito Fabio, che Leris, tutto solo, ha ciabattato a lato. Tutto qui. Il resto è stato una difesa ad oltranza, che non ha impedito ad una squadra pur malaticcia come quella meneghina di passare altre due volte all’incasso con Diaz (fuorigioco fallito da una retroguardia imbambolata) e ancora con Giroud (tripletta all’attivo, compreso il penalty), vittorioso nel corpo a corpo con Nuytinck ad un metro dalla linea fatale.

Che altro registrare? L’ennesima prestazione nulla di Djuricic, imitato peraltro da un Gabbiadini che da un mese e più ha esaurito le pile. Stankovic, una statua di sale in panchina, ha atteso il 70′ per procedere ai primi tre cambi e addirittura l’82’ per spedire sotto le docce il suo connazionale e concedere una passerella al baby Paolini, che invece – come patrimonio tecnico da valorizzare – avrebbe dovuto giocare dall’inizio. Se la Samp è ormai affondata, il suo timoniere è stato il primo a sparire sotto le onde di una gestione tecnica assolutamente deficitaria.

L’ennesima amarezza per il migliaio abbondate di tifosi doriani presenti sugli spalti di San Siro. Proprio loro saranno i primi, venerdì, a presentarsi sotto la sede di Corte Lambruschini per una doverosa, massiccia contestazione verso tutti i colpevoli di questo scempio, come prodromo della mesta processione verso il Ferraris, teatro del congedo casalingo stagionale di fronte al Sassuolo.

Nella vera partita, quella per scongiurare la sparizione del club, le carte si scopriranno prestissimo, visto che il tempo stringe sempre più. Alessandro Barnaba, con l’appoggio concreto di Garrone, appare come il solo soggetto interessato plausibile, avendo già presentato un dettagliato piano di salvataggio, ma interverrà solo se i piccoli creditori (in primis i fornitori) accetteranno di portarsi a casa il 45 per cento del denaro reclamato (meglio di niente) e, soprattutto, se i creditori più importanti, le banche, aderiranno al progetto. Con tutti questi necessari assensi, si attenderà che il Tribunale firmi l’omologa ad un’operazione che taglierebbe fuori l’attuale proprietà, dal conto suo decisissima a dare asperrima battaglia a suon di ricorsi. Insomma, è una gimkana tra innumerevoli paletti e saltarne anche uno solo significherebbe la fine del sogno. Non resta che sperare.

                         PIERLUIGI GAMBINO

                            

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