QUALITA’ COLLETTIVE E INDIVIDUALI UNA SAMP DA STROPICCIARSI GLI OCCHI

Dopo l’impresa corsara di Firenze, si scrisse che le colpe della squadra viola non fossero inferiori ai meriti della Sampdoria. Di primo acchito, si potrebbe ripetere pari pari il concesso in merito alla vittoria blucerchiata sulla Lazio, ma un sospetto si affaccia prepotentemente: se le ultime avversarie dei blucerchiati sono apparse pochissima cosa, non è che sia dipeso dal valore autentico del gruppo affidato a Ranieri?

La verità probabilmente sta nel mezzo: indubbio che i capitolini si siano presentati a Marassi con un bel po’ di rincalzi e senza alcuni pilastri insostituibili, ma la prestazione maiuscola della Samp – secondo alcuni la migliore degli ultimi anni – ha prescisso dai limiti contingenti dell’antagonista. La verità è che Quagliarella e compagni adesso stanno esprimendo doti collettive rimarchevoli ed anche qualità indiscusse sotto l’aspetto individuale. Il testaccino ha pagato a caro prezzo qualche scelta di formazione insulsa con le due sconfitte consecutive di fronte a Juventus e Benevento, ma una volta sistemato l’assetto e operato le necessarie modifiche alla formazione, ecco che i vecchi difetti sono scomparsi. 

Nel contempo la dirigenza gli ha completato una campagna di rafforzamento niente male. Si dirà: finora Keita Balde e Adrian Silva l’hanno fatta da comparse, ma Candreva no: e l’ingresso dell’ex interista è bastato ad alzare notevolmente l’asticella. Senza contare che nel novero dei neo-blucerchiati si deve inserire il promettentissimo Damsgaard, giunto a metà dello scorso campionato, ma impiegabile solo in questo, e il cavallo di ritorno Verre, uscito dalla crisalide e subito apparso un rinforzo di cui tener conto.

Al resto ha pensato Ranieri, capac di fondere al meglio i nonnetti, i calciatori di mezza età e i ragazzini emergenti: un giusto mix di esperienza e di entusiasmo che sta già offrendo risultati copiosi e altri ne produrrà appena si risolveranno alcuni problemucci di importanza non primaria.

Si diceva dei singoli. Come ignorare l’eterna giovinezza di Quagliarella? Ovvio, ci si è accorti tutti che nei secondi tempi il suo apporto tende a scemare, ma per oltre mezza partita la sua incdenza è massima. Il gol imperioso di sabato pomeriggio sembra, agli sprovveduti, un gioco da ragazzi, ma senza classe cristallina non si finta di dirigersi sul primo palo per poi smarcarsi con un movimento a ritroso, ideale premessa per il colpo di testa vincente.

E che dire di Augello, che sino a due-tre settimane fa era sull’orlo della generale bocciatura e che contro la Lazio è tornato a livelli stratosferici soprattutto nella metà campo rivale?

In costante progresso sono apparsi pure i difensori centrali. E qui occorre complimentarsi con Ranieri che, in spregio all’opinione più diffusa, ha ancora una volta escluso Colley a pro di elementi meno strutturati fisicamente. Vero che Yoshida e Tonelli andranno misurati con dirimpettai più ferrati di quelli laziali, ma la loro prova è stata davvero super.

E’ un altro però il solo giocatore imprescindibile di questa Samp: si chiama Thorsby, un gregario poco strombazzato, sulla carta un ripiego, uno dei classici gregari utili a completare la rosa. La sua duttilità l’ha spinto spesso sulla fascia laterale, dove si è rivelato utile ma non decisivo. In mezzo, per contro, è un asse portante della squadra, il mediano tuttofare che corre ovunque a tappare qualsiasi tipo di buco consentendo di rifiatare al partner (che sia Ekdal o Silva poco importa) ma anche agli esterni di centrocampo. Straordinari il suo dinamismo e la sia presenza nel vivo dell’azione, tanto che con lui par di giocare in dodici.

Adesso è importante porre pesi alla fantasia per evitare voli prematuri, ma Ranieri ha potuto già capire dove mettere le mani per rifinire la struttura. In primis finirà per promuovere tra i titolari fissi Damsgaard, e non solo per la rete realizzata. Non c’è paragone tra l suo apporto sempre corposo e quello offerto da Jankto, che sinora in casacca blucerchiata ha raramente raggiunto la sufficienza. Vero che la società lo pagò la bellezza di 14 milioni, ma insistere su di lui solo per giustificare un esborso cospicuo appresenta un autogol.

Presto potremo conoscer più a fondo il contributo che potranno garantire Andrè Silva e Keita, ma nell’attesa è giusto evidenziare le uniche lacune di un organico altrimenti sontuoso in ogni reparto: la mancanza di un terzino destro che possa alternarsi a Bereszynski, sempre convincente in Nazionale, ma assai meno nel nostro campionato, e la totale assenza di una prima punta che sappia tenere alta la squadra e, soprattutto, sfruttare le imbeccate di due crossatori eccelsi come Candreva e Augello. Difettucci accettabili in una squadra che – non dimentichiamolo – non è partita per conquistare l’Europa ma per navigare perennemente nel mare della tranquillità. Obiettivo già ampiamente alla portata.

                              PIERLUIGI GAMBINO

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