Non ci stava la sconfitta con il Sassuolo, mentre quest’ultima in casa della Roma era ampiamente prevedibile, ed aver contenuto al minimo i termini numerici della sconfitta suona come un elogio. I giallorossi hanno legittimato abbondantemente il successo sbloccando lo 0-0 nel finale: un dato che rimarca l’egregia prestazione difensiva di una Samp abbastanza attenta e concentrata fatte salve alcune situazioni in cui si è erto a protagonista il portiere Audero, ormai da più di un mese il doriano più costante nel rendimento. Nell’episodio decisivo, può essere assolto Colley – anticipato di un nonnulla da un fuoriclasse autentico come Dzeko – non Augello, che ha tardato a chiudere su Karsdorp, autore di un comodissimo cross vincente, senza alcuna opposizione.
Le pecche reali della Samp sono emerse in fase propositiva. Ranieri ha ragionissima a sottolineare che l’arma del contropiede – decisiva nei momenti più fulgidi della stagione blucerchiata – non è apparsa granché efficace: merito anche di una Lupa ben organizzata tatticamente, ma qualcosina in più era lecito attendrselo.
Purtroppo, questa squadra non riesce quasi mai a prendere in mano le redini del match: a maggior ragione se l’avversario è particolarmente ferrato, e il prossimo impegno, mercoledì a Marassi contro la corazzata Inter, sarà un’altra prova del nove sotto quest’aspetto, con l’aggravante della squalifica in arrivo per Ekdal.
A livello caratteriale la Samp non ha sfigurato e ha risposto alle attese, come attestano sia la compattezza mostrata quando serviva stringere i denti davanti ad Audero, sia i volenterosi tentativi di pareggiare compiuti nel finale, quando la Roma è stata costretta agli straordinari.
Al dominio territoriale tuttavia non si è accoppiata un’accettabile pericolosità in zona gol: l’antica carenza, mascherata in passato da qualche prodezza dei centrocampisti, ha ancora una volta spento le velleità di rimonta.
Quagliarella non è pervenuto lungo l’intera gara, a conferma che il capitano non è più in grado di garantire un apporto sostanzioso e vive di fiammate ad interrompere lunghi periodi di pausa. Meglio non si è comportato il suo partner Verre, la cui incostanza sta diventando una precisa matrice, ma – d’altronde – nulla si può imputare a Ranieri, visto che Keita era squalificato, Gabbiadini è ospite cronico dell’infermeria, Ramirez un separato in casa e La Gumina – ieri inserito nel finale – non è mai riuscito a spegnere le diffuse perplessità sul suo effettivo valore. Numericamente, i conti tornano, ma non a livello tecnico. Urge reperire sul mercato bis un uomo d’area, ma da quest’orecchio la dirigenza pare non sentirci. La speranza è che perlomeno giunga un terzino ambidestro, che possa concedere qualche turno di riposo ad Augello ed eventualmente sostituire Bereszynski con risultati più confortanti rispetto a Yoshida, esterno improvvisato.
PIERLUIGI GAMBINO