SAMP NELLA DOMENICA PIU’ TRISTE IL MIRACOLO NON SI E’ AVVERATO

stankovic

Scendono milioni di lacrime da un cielo color piombo, che fa tanto Londra. Un ultimo omaggio a Luca Vialli, che il popolo doriano abbraccia con uno striscione gigantesco dal testo inconfondibile: “BOMBER CAMPIONE LEGGENDA”. Il silenzio seplocrale durante il minuto di raccoglimento precede un applauso assordante e il grido “Luca Vialli segna per noi”, che si alza in ogni zona degli spalti marassini.

La partita col Napoli però non riserverà quelle sorprese, quel verdetto clamoroso che che era negli auspici per ricordare degnamente l’amico che non c’è più. E dire che i primi accenni parevano incoraggianti. Due i palloni non ghuottissimi ma neppure banali lavorati dagli avanti doriani al limite dell’area, ma fiacche le conclusioni. Quando Audero, uno specialista ineguagliabile, sospinge con la mano sul palo di destra quel pallone che Policano gli aveva indirizzato dal dischetto, pare un presagio felice. Se non altro un atto di giustrizia per un penalty (intervento di Murru su Anguissa) perlomeno discutibile.

La Samp, indomita, restava in partita, cercando di rispondere ad un Ciuccio anguillesco, sornione, raramente sbilanciato in avanti. I blucerchiati paiono reggere e in avanti con un Lammers abbastanza vivo (ma non in zona bersaglio) e propositivo, un Verre vivacissimo ed un centrocampo robusto e in palla, induceno i gendarmi partenopei a non distrarsi.

Audero disinnesca da par suo un’inzuccata di Osimhen, che diventerà assoluto protagonista della sfida. Corre il 18′ quando il sogno blucerchiato si sgonfia come un palloncino. In area locale, circondato un nugolo di avversari, c’e solo lui, formidabile coloured, capace di indirizzare all’incrocio, al volo, un suggeruimento a giri contati di Mario Rui in verione assist-man. Di fronte a cotanta classe, tanto di cappello.

Sfida in salita, ma Samp ancora viva, pur avendo accusato il colpo. Lammers, dal limite, lambisce la sbarra con una sberla: poco per impensierire i primi della classe, sempre più votati a far girar palla più che affondare. Ma al 38′ saltano i residui equilibri del confronto, ancora per mano del formidabile nigeriano, ben più incisivo del suo “gemello” Kvara, che a sinistra vive di stenti. Fatale il contropiede azzurro ma soprattutto lo scatto felino del bomber, che si beve con una finta Nuytinck e costringe Rincon ad un’entrataccia disperata sulla gamba per impedirgli di sfruttare il corridoio sguarnito e infilarsi verso Audero. Sì, ci sta il cartellino rosso, mostrato subito dal direttore  di gara, pervicace nel resistere alla frotta di giocatori doriani che lo ha circondato.

Partita in ghiacciaia, con un mare di rimpianti, poiché un guerriero come il colombiano sarebbe servito – eccome! – nel prossimo week-end a Empoli.

Il resto? Accademia. La ripresa, decollata con un paio di novità nelle file blucerchiate (l’ultimo arrivato Zanoli per Murillo e Djuricic per un Gabbiadini scarsamente brillante), non offre alcuna svolta. Il gelatinoso titit-titoc di un Napoli in superiorità numerica spegne progressivamente la tenzone, riducendola ad un monologo. Rare le apparizioni blucerchiate oltre la metà campo e nessun tentativo di impenserire Meret. I campani non paiono in formissima e si limitano ad amministrare, cercando la via del gol con eccessiva flemma, quasi appagati dal risicato vantaggio. 

Il raddoppio, però, era ineluttabile: bastava saperlo aspettare. E qui ancor il Var sale sul proscenio per segnalare il tocco galeotto di Vieira alla sfera con un braccio aperto: altro rigore e giù il sipario in via definitiva, tanto da spingere Stankovic a far debuuare un altro virgulto, Paoletti, già propiettandosi all’insidiosa ma non proibitiva trasferta in Toscana.

Non era questo l’appuntamento dal quale trarre punti e la Samp l’ha affrontato con il giusto atteggiamento mentale, ma senza poter cancellare l’enorme divario tecnico rispetto all’antagonista. Più che la classifica, però, è l’immobilismo societario a spaventare. E l’assemblea degli azionisti di martedì, sempre che abbia regolare svolgimento, non promette nulla di confortante.

                    PIERLUIGI GAMBINO

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