SAMP SENZA GIOCO, ATLETISMO E GRINTA, CON IL CITTADELLA TOCCATO IL FONDO

Se il palo non avesse respinto al 71′ lo splendido rasoterra di Pedrola, si sarebbe consumata un’ingiustizia grande come un grattacielo. Sì perché il 2-1 firmato dal Cittadella a Marassi risulta persino stretto per gli ospiti, assoluti dominatori contro una Samp che è stata costantemente il triste simulacro di una squadra di calcio.

Non ci sono aggettivi per descrivere fedelmente la prestazione dei blucerchiati. Limitiamoci a definirla pessima, e i ventimila fedelissimi giunti al Ferraris speranzosi di festeggiare il primo successo (o almeno il primo punto…) casalingo stagionale si sono congedati con una salva di fischi assordanti, tutti peraltro strameritati.

La Samp è stata surclassata sotto ogni aspetto, ma soprattutto nel ritmo. Pareva che i granata avessero il motorino nelle gambe e i loro avversari si portassero in tasca tonnellate di piombo. Hanno corso il triplo sia a livello di velocità pura, sia di intensità e, in sovrappiù, hanno giocato al calcio pur nella loro modestia individuale, trovandosi l’un l’altro in ogni zona del campo, come per confermare che alle spalle c’è un lavoro profondo dell’allenatore.

Della Samp cosa salvare? Di sicuro la dinamica del gol realizzato, che ha permesso – se non altro – di sbloccarsi a La Gumina, il più contestato. Ed era forse destino che il suo primo segno di vita fosse assolutamente platonico. Eppoi aggiungiamo le giocate spettacolari di Pedrola, un extraterrestre in quell’Armata Brancaleone: giocatore sprecato e anche cercato con eccessiva parsiomonia da compagni che avrebbero dovuto indirizzare ogni trama verso il suo versante. 

E’ finita 2-1, ma l’esito numerico è bugiardo. A fronte dell’episodio del montante possiamo forse ignorare che Stankovic ha sciorinato quattro interventi da urlo, il primo per rimediare ad un suo errore nel disimpegno? Con un altro portiere, la partita sarebbe passata anzitempo agli archivi.

Sono mancate alla banda di Pirlo tutte le componenti necessarie per affrontare da protagonisti il cammino cadetto: la tecnica (quanti passaggi e controlli sbagliati!), la condizione fisica e anche la rabbia agonistica, quel furore che in serie B è indispensabile per non affondare. Un undici abulico, greve, senza idee, incapace di offrire smarcamenti e combinazioni di gioco dignitosi, con parecchi elementi assolutamente impresentabili, in specie a centrocampo. Ricci – giustificabile finché si vuole per il lungo stop – cammina più che corricchiare, ed è inspiegabile che Yepes sia stato lasciato fuori. Il fresco acquisto Kasami (altro giocatore che abbisogna di allenamenti durissimi) si è evidenziato solo per la macchinosità, senza risultare mai decisivo. Mettiamoci poi il Verre delle serate peggiori, che al di là del passaggio vincente per La Gumina ha inanellato una serie di topiche irripetibili. Anche Borini, risvegliatosi solo nel tempo di recupero, è parso un giocatore da ricostruire e non certo meglio, in fase di propulsione, hanno fatto i difensori e pure i sostituti spediti in campo a metà ripresa. La sensazione è che non ci fosse uno spartito, che qualsiasi calciatore provasse imbarazzo appena gli giungeva la sfera tra i piedi.

E dire che il vantaggio giunto al 43′ – come un fiore magnifico sbocciato sull’asfalto – nella prima uscita doriana oltre la metà campo pareva un segno del destino. Semplicemente il Cittadella si era concesso un quarto d’ora di pausa per rifiatare dopo una mezz’ora da dominatore, visto che nella ripresa è subito tornato sulle cadenze iniziali. Imperdonabile, però, che in occasione del pari, con la difesa blucerchiata schierata, si aprisse una voragine sulla fascia destra di centrocampo sfruttata dal carneade Carissoni per imbeccare a centro area il giustiziere Magrassi. La rete del sorpasso è stata frutto di una giocata fantastica (sinistro al volo di prima intenzione nell’angolino), ma già da qualche minuto era nell’aria, data la superiorità dei veneti.

Pirlo – il cui operato inizia ad essere in discussione – ha tardato a smuovere le acque con qualche cambio, lasciando in campo nello stupore generale, De Paoli, che da un quarto d’ora abbondante si toccava la spalla dolorante. Delle due l’una: o il mister non si fida assolutamente degli sparuti ricambi a disposizione (ipotesi plausibile) o pure lui è ormai in confusione ed assiste a certi scempi senza provare a porvi rimedio.

Peggio di così la Samp difficilmente si comporterà in futuro, ma la caratura globale emersa dal primo spezzone di campionato è di disarmante modestia. Assurda la paura addirittura di retrocedere espressa da parecchi tifosi nel triste viaggio verso casa, ma a questo punto anche parlare di una squadra in grado di guadagnare i playoff promozione appare un insulto alla logica.

                          PIERLUIGI GAMBINO

                                        

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