SAMPDORIA ALLA PARI DEL SASSUOLO FINCHE’ NON SONO ENTRATI I PANCHINARI

La Samp regge con somma dignità in casa del Sassuolo finché giocano le due squadre titolari. Nella ripresa basta l’ingresso tra i locali di Boga, capace sulla fascia sinistra di fare il bello e il cattivo tempo, per cambiare connotati al match, divenuto gradatamente un monologo neroverde e approdato al gol decisivo di Berardi a metà tempo. Il divario si acuisce ulteriormente quando, sullo 0-0, Ranieri invia sotto le docce Gabbiadini, pur sempre un titolare fisso, avvicendandolo con La Gumina che – per carità – si batterà leoninamente tentando anche una conclusione pericolosa, ma è di ben altro spessore. Il successivo ingresso nelle file doriane di Leris e Askildsen è il segno della resa, pur senza trascurare il rabbioso serrate conclusivo di una squadra orgogliosa, sospinta più dalla forza dei nervi che dalla lucidità.

Così è stato vano il primo tempo della banda di Ranieri, schierata secondo un modulo ed un undici un innovativi, per la prima volta senza sia Ekdal – non ancora fisicamente proponibile dopo l’infortunio – sia Adrien Silva. Il 4-3-1-2 non sfigura affatto grazie alla prestazione fantastica di Candreva, accentratosi maggiormente, ad una difesa maiuscola per concentrazione e redditività e anche un atteggiamento adatto a rispondere per le rime ai padroni di casa.

Il Sassuolo registra anche prima del riposo una certa superiorità territoriale, ma Audero non deve mai superarsi. In compenso le ripartenze doriane si mostrano spesso ficcanti. Sarà anche in parte casuale, ma il palo centrato da Jankto su passaggio parzialmente involontario di Keita è un segnale tangibile di pericolosità. Più tardi il senegalese servirà Candreva sulla destra invece di allargare a sinistra su un compagno liberissimo: sarebbe stata un’occasionissima per passare in vantaggio.

Lo 0-0 di metà gara è l’esatta immagine di un match equilibrato nel quale gli emiliani – reduci da tre squillanti vittori consecutive – confermano le annose difficoltà contro squadre chiuse. Si avverte la prolungata assenza di Caputo, uomo d’area difficilmente sostituibile: quanto lo è, d’altra parte, tra i blucerchiati l’infortunato Quagliarella, il solo terminale affidabile di ogni manovra.

Ben altro il volto della ripresa, e non solo per l’innesto di Boga. Tutto il Sassuolo, preso per mano da Locatelli, accresce i giri del proprio motore e la Samp si ritrae progressivamente nella strenua difesa del fortino. Audero non è chiamato a miracoli, ma deve restare costantemente in guardia. A furia di insistere, arriva il premio all’ostinazione dei locali, che sfruttano una perdonaile smagliatura di Colley (la sola nell’intero incontro), che si lascia anticipare da Berardi e, nel goffo intervento riparatore, riconsegna al calabrese una palla ghiottissima da sbattere nel sacco in roversciata.

A quel punto, partita segnata, considerata la pochezza offensiva della Samp, che ha in Keita un elemento capace di conquistare parecchie punizioni (ed almeno una clamorosa gi viene negata dall’arbitro) e di buttarsi a capofitto su ogni pallone vagante ma non di trovare lo spunto vincente: lui, d’altronde, è più un contropiedista che uno sfondatore.

La sconfitta, alla fin fine, non è un insulto alla logica e premia un Sassuolo ricco di rincalzi pregevoli e del tutto meritevole di tenere sulle spine la Rima nella corsa ad una poltrona Uefa. I blucerchiati non debbono provare né vergogna nè avvilimento: già aver giocato per 45 minuti alla pari di un squadra così dotata e in condizione è un punto di merito, e pazienza se con questo verdetto l’ottvo posto si è ormai volatilizzato. Il futuro prossimo a livello di risultati – in attesa di qualche firma prestigiosa sui rinnovi di contratto – dipenderà in primis dal capitano, senza il quale la Samp, nella metà campo avversario, appare smarrita.

                       PIERLUIGI GAMBINO

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