Sampdoria, Sabatini si presenta: “Qui per Giampaolo, avevo un debito nei confronti del club”. E sugli obiettivi: “L’Europa persa col Palermo, ora il Doria deve restituirmela”

Lunedì scorso l’ufficialità, oggi è stato il giorno delle presentazioni: eccolo Walter Sabatini, primo colpo del mercato blucerchiato di questa estate 2018, nuovo a Responsabile dell’Area Tecnica della Sampdoria. “Poter accettare la Sampdoria è stato bello, qui potrò tornare a frequentare la mia utopia calcistica, il mio modo di pormi davanti al calcio. Sette anni fa avevo raggiunto un accordo con Riccardo Garrone, nella coltre di fumo di casa sua. Poi però ho dovuto rinunciare e lui ci è rimasto molto male. Avevo un debito nei confronti di questa squadra, che dentro di me non avevo ancora risolto e ringrazio la società per avermi dato questa possibilità”.

Debito saldato, quindi, per un Sabatini pronto a far crescere e diventare grande la Sampdoria. “Perché quando sono in club sulla carta meno forte io penso di essere alla Juventus, alla Roma o all’Inter. Non considero la Samp subalterna a queste altre realtà. Vivo per mettermi in discussione, altrimenti mi annoio. Qui posso coltivare e elaborare una strategia forte per essere sempre competitivi. Non sopporto la sconfitta, odio perdere, mi fa sentire in colpa”. Sull’amicizia con Osti, importante per accettare questa sfida ma non solo: “Ho scelto la Sampdoria per Giampaolo. Io credo in lui, lo conosco da quanto era allenatore ombra al Giulianova. E’ il valore aggiunto di questa società, è un demiurgo, l’uomo che forgerà l’idea di ciò che dovremmo essere. Lo considero molto vicino alla perfezione, uno dei migliori in Europa. Lo volevo portare alla Roma, ma l’ho corteggiato diverse volte, è come se fosse un attaccante. Domani ci incontreremo a Milano, assieme a Carlo Osti, e finalmente lavoreremo assieme”. Ma oltre all’allenatore c’è anche il Presidente: “Ferrero è un artista – ha proseguito Sabatini – un dirimpettaio della follia, qualcosa di necessario per vivere meglio. E’ un po’ come me, una persona che dentro ha di tutto, un uomo dirompente nei modi di fare. Fortunatamente abbiamo due guardiani, ovvero Romei e Osti”.

Una squadra completa, quindi. L’obiettivo? Smentire. Chi?: “Quelli che collocano la Samp fra il nono e il decimo posto nella griglia di partenza. E’ legittimo pensarlo, ma non da parte nostra. Questa è la battaglia che dobbiamo vincere. I calciatori in primis devono combattere contro questa dimensione che viene loro assegnata. Non voglio alibi, io voglio credere di essere una grande squadra con Giampaolo, i giocatori che ci sono oggi e quelli che arriveranno domani. Perché è una mia abitudine, odio quelli lunghi – confessa Sabatini – se sarò l’uomo giusto sarà il Presidente Ferrero a dirmi di restare per altri anni: non mi piacciono le battaglie legali, non mi piace impegnare la società con un contratto ingombrante. Se le cose andranno come penso non ci saranno problemi. Darò alla Sampdoria un contratto in bianco già firmato, se poi lo vorranno depositare ne sarò felice”.

Una nuova battaglia, dopo quella con Suning e l’Inter: “Ripeto, è stata una delusione grande. Non mi sentivo in sintonia con loro e ho deciso di dimettermi. Ero stato chiamato per costruire un network internazionale, poi in Cina sono cambiate delle norme interne al governo e il tutto si è fatto sentire anche sul progetto calcistico. E’ un rammarico, ma quando mi calo in un’altra realtà mi metto tutto alle spalle. Anche perché la Samp ha fatto delle scelte tecniche che condivido. Non stravolgeremo la rosa, faremo scelte opportune, Ovviamente la società cercherà di trattenere i migliori, ma il mercato di oggi ormai obbliga a lavorare per ottenere delle plusvalenze. Giampaolo ci permette di pensare ad un laboratorio calcistico permanente, di individuare dei calciatori, crescerli e trovarne altri”.

Il traguardo è chiaro, ovvero: “L’Europa e basta. Lo dissi anche a Zamparini quando andai a Palermo, poi la Samp mi strappò una Champions che adesso deve restituirmi”. Per farlo servirà qualche colpo in entrata: “Paredes? Lo ammiro molto, Giampaolo lo ha reinventato regista. Però la Samp non deve puntare su obiettivi che ormai hanno raggiunto stipendi alti. Sarebbe un colpo pregiato, ma non funzionale al progetto. Ma state tranquilli che faremo scelte importanti, a partire dalla porta”. “Genova ha due squadre? Pensavo solo una”. Peccato che suo fratello Carlo sia dall’altra parte, sulla panchina della Primavera rossoblu: “Per lui sarei capace di buttarmi sotto un treno. Lui è un amore grande per me ma non lo sento da molto. sarei capace di non sentirlo per mesi, qualche volta lo vedrò per cena magari”. Chiosa finale sul rapporto con il ds Osti: “Lui è l’unica persona che parla alla pari con me, io sono piuttosto arrogante in maniera educata, ma di lui mi fido ciecamente. E’ il direttore sportivo, tutte le mansioni saranno sue. Prima del rapporto lavorativo, c’è un rapporto di stima reciproco”.

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