SERVE UN GENOA PIU’ OFFENSIVO PER BATTERE PALERMO E CRISI

Il momento è delicatisssimo, senz’altro il peggiore dell’era Gilardino, e ben si sa che le qualità di un allenatore vanno valutate principalmente quando insorgono i problemi e occorre risolverli al più presto, anche con scelte radicali.

Alle due gare senza reti all’attivo, col bilancio di un unico punticino in scarsella, si aggiunge una serie di infortuni che, pur con l’ampiezza della rosa rossoblù, riducono di molto le scelte di formazione in vista della partitissima col Palermo.

Gila ha l’obbligo di svoltare e per farlo occorre una riverniciata dell’assetto. Bani, Criscito e Ilsanker non saranno della partita, e non è così scontato che non sia un male assoluto. Più grave è l’assenza per squalifica di Haps, ultimo arrivato, che a sinistra avrebbe colmato una lacuna grande come un grattacielo.

La ridotta disponibilità di difensori potrebbe spingere il tecnico ad un ritorno alla difesa a quattro, accantonata dopo il ritorno del vecchio capitano e la rispolverata di parecchi veterani. Vero che nel football occorre in primis non prenderle, ma quando la produzione offensiva è così scarsa (solo quattro team hanno fatto peggio!), sarebbe l’ora di restituire un uomo alla fase propositiva e rilanciare un quadro tattico che pareva funzionale.

Certo, in retroguardia e sugli esterni non si guazza nell’abbondanza. Vogliacco e Dragusin hanno una maglia assicurata al pari di Sabelli. Mantenendo la difesa a tre, rimarrebbe Matturro, con Hefti esterno destro e l’ex bresciano spostato a sinistra. A meno che dal cilindro gilardiniano non esca nuovamente, per mancanza di alternative, Czyborra (rimasto in rosa per un contrattempo burocratico nella trattativa col Reims), ma con quali garanzie di rendimento?

La scelta del modulo difensivo influenza chiaramente gli altri due reparti. In mediana ci si avvia ad un trittico composto da Frendrup (stanco e poco brillante, ma indispensabile), Jagiello (non un fenomeno ma la sola autentica mezzala di ruolo) ed un regista da scegliersi tra Badelj (l’unico specialista, purtroppo vittima di acciacchi assortiti) e Strootman.

Anche in avanti ci si avvia al varo di un tridente più o meno puro. Coda, nonostante la forma scadente, resta per mille motivi il primo terminale, ma attorno a lui possono sorgere parecchie formule. Gilardino si sta chiedendo se sia il caso di insistere sull’accoppiata di atipici Aramu-Gudmundsson. L’islandese risulta quasi sempre il solo elemento capace di qualche “strappo”, visto che sa creare superiorità numeriche, procurarsi qualche punizione dal limite e offrire assist, mentre l’ex Venezia sta offrendo da tempo un rendimento non consono alle ambizioni societarie e anche alla cifra del suo contratto. In attesa di Ekuban – occorre ancora un mesetto per rivederlo in campo – si candida Dragus, che al Tardini è rimasto sorprendentemente in panca nonostante le defaillance dei suoi compagni di reparto. Il rumeno è in grado anche di agire come seconda punta, partendo sia dal centro sia dalla zona laterale: doveroso tenerlo in considerazione. 

Genoa, dunque, alla ricerca del gol perduto. Certo, l’antagonista di turno non è dei più accomodanti, ma con Gila al timone a Marassi i rossoblù hanno già mietuto vittime illustri come Frosinone e Sudtirol. L’organico rosanero, puntellato a gennaio dall’ex doriano Verre e dalla punta Tutino, è degno – se non della promozione diretta – almeno di un ingresso perentorio nei playoff. La squadra è equilibrata nei veri settori, sviluppa un calcio accattivante e funzionale e in prima linea vanta uno degli attaccanti principi della cadetteria, Brunori, il cui recente infortunio non pare così grave da obbligarlo al forfait.

Di sicuro, la piazza punta in alto, anche se le recenti, clamorose vicissitudini del Manchester City, altro patrimonio dello sceicco proprietario del Palermo, potrebbe avere ripercussioni in Sicilia. Un consiglio al clan rossoblù: guai ad illudersi di trovare un avversario con la mente distratta.

                       PIERLUIGI GAMBINO

            

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