NEPPURE LE INDIVIDUALITA’ TENGONO IN PIEDI UN’ABULICA SAMP

Il caldo torrido piombato sul Ferraris c’era anche per il Sudtirol. E si può giustificare una partita così scialba con l’uscita dal campo per infortunio dell’unico vero centravanti in organico, De Luca a metà primo tempo causa guaio muscolare? Non di certo.

Resta pertanto inspiegabile la “non prestazione” della Sampdoria, che mai negli ultimi mesi e raramente in tutto il campionato si era espressa a livelli così indecorosi. Avevamo registrato nelle precedenti partite diverse impasse parziali, cancellate da un periodo più o meno lungo di calcio accettabile, ma 90 minuti più recupero così sconclusionati non si ricordano.

Già nella fase iniziale la superiorità degli altoatesini è emersa chiaramente. Il team biancorosso ha espresso un football basico e concreto, senza commettere un solo errore nel disimpegno, in ciò favorito dalla scatrsa combattivitità dei blucerchiati, lenti e slabbrati nel pressing, sempre in ritardo sulle seconde palle e atleticamente surclassati. Pur nella modestia dei suoi interpreti, la formazione ospite è stata un inno all’organizzazione e alla disciplina tattica, frutto della presenza di numerosissimi Over 30, ricchi di scaltrezza e capaci di dominare tatticamente e anche atleticamente.

I giocatori doriani, come portassero in tasca venti chili di piombo, erano impalati e inermi, oltreché imprecisi e prevedibili in qualsiasi tentativo di trama. Nel primo tempo si rammentano una paratona in apertura di Stankovic su perfido diagonale di Odogwu e poi un salvataggio sulla linea di Stojanovic. sempre su iniziativa del poderoso centrattacco ospite. Sull’altra sponda, nulla di rilevante: qualche corner battuto, alcuni velleitari tentativi di tiro sporcati dai difensori e un portiere che non ha mai dovuto superarsi.

Dopo un primo tempo dominato, era nella logica che in apertura di ripresa la banda di mister Valente passasse all’incasso con un’azione didscalica riguardo alle carenze blucerchiate. Agevole il passaggio in verticale di Casiraghi per Odogwu, che spalle alla porta ha potuto servire all’indietro l’accorrente Tait, autore di una sassata imprendibile sul secondo palo. Assente la fase difensiva dei padroni di casa, davvero inermi, come se fossero semplici sagome durante un allenamento infrasettimanale.

L’errore di Pirlo è stato insistere ancora un quarto d’ora sull’undici di partenza, che avrebbe necessitato di una riverniciata già all’intervallo. Borini, come prima punta, si è confermato un pesce fuor d’acqua, mentre Verre è stato indisponente come spesso gli accade e a centrocampo il solo Yepes, pur senza raggiungere la sufficienza, ha almeno provato qualcosa di decente, a fronte della costante latitanza di un imballato Kasami e di un impreciso Darboe.

Dopo una mezza opportunità creata da Borini ed una paratona di Stankovic con la mano di riporto su bordata di Arrigoni, gli agognati ingressi di Alvarez e Pedrola e, poco più tardi, di Depaoli hanno provocato una leggera scossa in una Samp addormentata e molle. Se non altro, la gara si è spostata prevalentemente nell’area altoatesina e qualche insidia si è registrata, pur senza che Poluzzi, guardiano ospite, dovesse sporcarsi i guanti. In altre circostanze il forcing conclusivo dei blucerchiati aveva sortito risultati eccellenti, ma non sempre può accadere il miracolo. Il Sudtirol, che nel finale avrebbe potuto sfruttare meglio più di un contropiede, ha vinto con pienissimo merito, mettendo a nudo la crisi di gioco della squadra di Pirlo, troppe volte tenuta in piedi negli ultimi tempi solo dalle invenzioni di qualche individuo sopra la media.

Beninteso, i playoff restano a portata di mano, ma una partitaccia del genere – al di là del risultato finale – spinge a qualche riflessione e accende il timore che parecchi blucerchiati siano a corto di fiato e di energie.

                                        PIERLUIGI GAMBINO

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